Pagina:Le opere di Galileo Galilei IV.djvu/184

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180 considerazioni

figura larga nel dividente e la mole maggiore nel divisibile resiste maggiormente alla divisione[75], come appare per esperienza, adunque, essendo la divisione moto, lo stesso bisognerà dire nel moto, in riguardo del motore e del mezzo, e considerando tutto il mobile movente, sì come tutto muove, e tutto il resistente, sì come tutto è quello che resiste. Però il dire «La gravità è cagione del moto; adunque la figura ed il mezzo non importa nulla», è lo stesso che dire «Il fuoco e il calor riscalda; adunque l’essere in una materia o in altra, e l’essere vicina o lontana, o simile altra circonstanza, niente importa alla calefazzione». 4. S’aggiunge che l’Autore stesso confessa e pone nell’aria inclusa dentro a gli arginetti questa resistenza all’esser divisa: e molto più si manifesta in essa nello spingere che fa le cose violentemente mosse, il che non si può altramente fare senza propia resistenza ad esser divisa dal corpo denso e duro, che violentemente sospinge innanzi. Ma il porre questa repugnanza maggiore nell’aria che nell’acqua, come si farebbe, secondo l’Autore, nel dubbio proposto, repugna non poco alla ragione ed all’esperienza che veggiamo tutto dì dell’acqua, nel muovere e nel girare velocemente le ruote e le macchine grandissime.

4. Aristotile, nel formar le sue regole, suppose senza dubbio l’interna resistenza, la quale, implicando contradizzione, non si può da virtù naturale, benché si desse infinita, togliere né superare; e risguardò solamente a quella resistenza manifesta a gli occhi nostri e atta a variarsi e sperimentarsi, non potendosi fare così pruova dell’altra interna, poiché né si dà il vacuo permanente, né si dà elemento puro, che almeno sia conosciuto da noi; e procedendo al modo astraente de’ matematici, i quali spesso considerano una cosa, l’altre congionte lasciando, diede le regole solamente sopra la proporzione della predetta resistenza, separando con la imaginazione ogn’altra circonstanza. Or perchè, mentre le cose si riducono all’atto secondo, si congiungono con tutte l’altre per le quali quello si varia, quindi nasce che dette regole, ancorché per sé stesse e secondo quella astrazione sien vere (come ancora è forzato di concedere l’Autore), nondimeno per la congiunzione della materia e d’altre particolarità, le quali lasciò che altri considerasse ne’ casi particolari, appariscono talvolta fallaci; come interviene della sfera, della quale affermano i matematici toccare il piano in un sol punto. Se dunque le posizioni d’Aristotile per sé stesse son vere, si conviene ancora che nell’esser loro attuale abbiano e ritenghino la lor verità, quando per altro non siano impedite; e però, nel proposito nostro, la figura larga e la crassizie e resistenza del mezzo ben mostrano l’effetto loro nel galleggiare delle cose gravi sopra l’acqua, se altra cosa non concorre in contrario.

5. In quanto poi alle proposizioni dedotte da Aristotile e stimate false da altri,

[75]resistono maggiormente ne i divisibili che hanno resistenza, ma non in quelli che non l’hanno.