Pagina:Le opere di Galileo Galilei IV.djvu/186

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volgar vocabolo, quale sogliono aver assai famigliare coloro i quali, poco de' leggiadri studi sapendo e meno di gentilezza, ciò che si dicesse dagli altri, per bello e ragionevol che fosse, con un cotal riso dispregiano, solamente sè stessi e le propie sentenze approvando e magnificando. Aggiungerò solamente, per fine del presente discorso, che, per compire il piacere di questo sollazzevol contrasto, si potrebbe forse concludere, a favore dell'Autore e degli avversari, che e la resistenza della figura e del mezzo, secondo l'opinione di questi, e la leggerezza dell'aria unita, secondo l'opinione del Signor Galilei, fossero unitamente cagione del galleggiare le cose gravi sopra l'acqua. Ed io, che amo la pace, molto volentieri convenirci in questo mezzo termine, se le parti si contentassero della metà della vittoria: altramente, per non ingaggiar litigi nè dispute, cedo da ora alla causa, rinunziando a tutto l'avanzo, e di più (qual io mi sia) dono anche loro tutto me stesso1.


Il Fine.




Sia2 un solido, di piombo o altra materia gravissima, AB, fermato in A in guisa che non descenda; ed intendasi un vaso CDE, capace della mole di esso solido e di un poco più; il qual vaso, collocato prima più basso della base del solido B, empiasi di acqua, e poi lentamente si elevi contro al solido, sì che quello, entrandovi, faccia traboccar l'acqua ed uscir del vaso: dico che chi sosterrà il vaso, benché per l'ingresso del [soli]do sia partita quasi tutta l'acqua, e [ben] che il solido sia fisso e sostenuto in A, sentirà gravarsi dall'istesso peso appunto, che quando sosteneva il vaso pieno d'acqua. Il che si farà manifesto, se considereremo come la virtù sostenente il solido, posta in A, mentre tal solido era fuori di acqua, sentiva maggior peso che dopo che il solido è venuto immerso nell'acqua; il qual peso, non potendo esser andato in niente, è forza che si appoggi sopra quella virtù che ha sollevato il vaso. Considerando poi

18. de solido — 20. entrandovi ne faccia — 24-25. sentirà l'istesso peso gravarsi — 29-30. peso che qu[ando] dopo
  1. «— che è un bel presente» e aggiunto, di mano del trascrittore, nella copia degli estratti delle Considerazioni postillata da Galileo.
  2. Cfr. pag. 172, lin. 31-32.