Pagina:Le opere di Galileo Galilei IV.djvu/213

Da Wikisource.

di giorgio cortesio. 209

cerca di riacquistarlo; là onde è manifesto che ’l luogo è causa finale, e non agente. Abbiamo fino a qui veduto il mosso e ’l luogo, lasciata al presente la causa finale, di cui parleremo poi.

La terza opinione fu di quelli che tennero principio il generante; poi che chi dà la forma, dà ancora le cose che la seguono. Ma questi parlano delle parti degli elementi, che sono generabili e corruttibili, e non del tutto. Generante sarà poi quello che trasmuta da un elemento a un altro, qual che si sia o sole o elemento. La quale opinione si conferma con due prove: una d’Aristotile, il quale, nell’ottavo della Fisica e nel quarto del Cielo, facendo differenza tra le cose animate e inanimate, dice l’animate muoversi da principio intrinseco e l’inanimate da estrinseco, cioè dal generante; e l’altra, ben che sia anzi ragione che autorità, nulladimeno è fondata in Aristotile, ed è questa: che ogni cosa che si muove, è mossa da altra; perchè ninna cosa può da sé medesima patire, né esser più nobile di sé stessa, conciosia cosa che l’agente sia più nobile del paziente.

La quarta opinione fu di coloro che vollono, la causa essere il togliente lo impedimento, in quanto, essendo lo elemento impedito da lui nel muoversi, chi lo toglie opera che l’elemento vada al luogo suo. Ma questa è causa per accidente, e conferisce a togliere lo ’mpedimento, ma non al moto naturale dell’elemento: ed èvvi ancora altra ragione, che la causa volontaria non può produrre effetto naturale.

La quinta ed ultima ebbero quegli che dissero, muoversi gli elementi dalla propria natura, cioè dalla forma, essendo la materia solamente radice delle passioni. Perciò affermarono alcuni che in latino si dice actiis, perchè agii; non avendo considerato loro, che in greco si dice bmXb/tioL per aver ridotta la cosa nel fine, come la significazione del vocabolo vuole, sì che dice fine per lo quale la natura opera propriamente, come è l’anima: onde Aristotile chiamava la natura fine di ciascuna cosa. Significa anco l’operazione, in quanto anch’essa è come fine. Ma ritorniamo al nostro proposito. Cotale opinione fu fondata nel testimonio d’Aristotile nel 2 della Fisica, ove dice, a distinzione delle cose naturali dalle artifiziali, le fatte dall’arte non avere in sé stesse per sé principio di facimento: adunque le cose naturali avranno in sé stesse principio attivo. E nello stesso libro egli dice, aver detto per sé, e non 2er accidente, per cagione del medico sanante sé stesso. E tale fu l’opinione di Temistio, nell’ottavo della Fisica, ove parla così: «Diciamo, il fuoco da altro esser mosso all’insù e la terra all’ingiù, perchè da altro son fatte queste cose, e non si fanno da sé stesse; ma quando sono generate, subito e per quella natura per la quale sono generate operano»; fondata in quell’autorità d’Aristotile, nel secondo della Fisica, che vuole che l’effetto esistente in atto abbia in atto esistente la causa, e nel secondo della Posteriora, ove dice, dell’effetto passato esserne passata la causa, del presente la presente, e del futuro la futura.