Pagina:Le opere di Galileo Galilei IV.djvu/214

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210 operetta intorno al galleggiare ecc.


Ma oramai, e forse con brevità, abbiamo palesata la specolazione d’Aristotile intorno a’ principi de’ moti: parliamo adunque degli accidenti, come siano loro principi. Ma perchè opera la natura sempre mediante i suoi strumenti, che sono accidenti, di questi noi considereremo solamente quegli che conferiscono a tali moti. Per chiarezza della qual cosa dico che la sustanza, di sua natura, non è nò grave né lieve: si fa, adunque, tale acquistando certi accidenti, i quali Aristotile, nell’ottavo libro della Fisica e nel terzo del Cielo, riferisce alla densità o rarità, veggendosi manifestamente che ’l fuoco e l’aria sono rari, e l’acqua e la terra densi; perchè, sì come la gravità dipende dalla strettura grande delle parti, così la leggerezza dalla largura di esse. E se mi dicesse alcuno che ’l corpo celeste io è denso, ma non grave, adunque la densità non è causa della gravità; gli risponderei che noi non parliamo del corpo celeste, che ha l’essere diverso dalle cose presenti, cioè più perfetto: oltracciò dico che non ogni sustanza esequirà il medesimo effetto, datole il medesimo accidente; perchè si ricerca tal sustanza. Onde diciamo: L’acqua e la terra solamente, secondo la forma loro, possono fare tal effetto, mediante la maggiore o minor densità, secondo la maggiore o minore inclinazione verso quest’accidente della densità; e così eziandio de’ misti, quel che ha più densità è più terreo, per essere la terra densissima, e tanto maggiormente questo interverrà, quanto le parti terrestri sono più pure; e quel che participa dell’aqueo, in tal parte è men denso della terra, per esser l’acqua men densa d’essa. Ma torniamo al proposito. La densità è, adunque, causa della gravità, come la rarità della leggerezza. Or, lasciata quella, dico che la gravità non è altro che un’attitudine e naturale inclinazione al luogo inferiore, come la leggerezza è naturale attitudine al superiore; onde, non essendo altro che potenza, non opera, ma sì bene è attitudine della causa nell’operare. Di più, l’operazione si fa da atto; adunque, non da potenza. E perciò non si dice mai che la gravità muova; come a uno che domandasse perchè l’uomo rida, non si risponderebbe: «Ride, perchè egli ha la potenza», ma «perchè ha la razionalità». Per lo che abbiamo ancora noi detto che la gravità è principio come potenza: la qual cosa considerò Aristotile ne’ libri del Cielo, ove spesso nominò gravissimo quello che sta di sotto a tutti, e leggerissimo quello che sta di sopra a tutti; di poi disse, esser grave quello che va al mezzo e all’ingiù; e ne ’nsegna che gli elementi gravi si muovono all’ingiù per la gravità, ed i leggieri per la leggerezza all’insù. Onde è manifesto che, pigliandosi la gravità in due modi, secondo la natura secondo il moto, Aristotile ne parlò tanto chiaramente dell’uno e dell’altro, che quasi niuno degli interpreti v’ha che non abbia cavato da lui che la gravità e la leggerezza sono principi strumentali del moto; poi che c’insegnò come i corpi si muovono mediante l’interiore inclinazione loro, e tal inclinazione non sia altro che la gravità e la leggerezza.

Rimane il tempo, cioè quando si muove il mosso: conciosiacosa che, essendo