Pagina:Le opere di Galileo Galilei IV.djvu/228

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224 operetta intorno al galleggiare ecc.

di sotto che più velocemente vada al fondo una palla che una tavoletta piana della medesima materia; che da altro non può derivare che dalla figura. Il medesimo si può dire de’ cilindri, le parti de’ quali si profondano per la gravità di sopra che gli spinge. Quanto all’esperienza della cera, si vede che ella violentemente è portata sotto dal piombo, e sollevato il piombo violentemente dal sughero; sì che in queste violenze non si può vedere quel che operi la figura. E se tale esempio valesse, varrebbe anco contro la natura, che spesso viene violentata. Ed in tutti questi esempi si vedrà la diversità dell’operare in diverse figure, secondo il più men veloce. In quanto poi a quello che si dice, tanto andare al fondo una tavoletta quanto una palla quando saranno poste nell’acqua, ed esser io poste nell’acqua intende, secondo la diffinizione del luogo data da Aristotile, esser circondata dall’acqua, e che la tavoletta non si può dir posta nell’acqua, ma sopra l’acqua, non essendo ella circondata dall’acqua; si risponde che il ricercare se l’ebano quando non è bagnato sia sopra l’acqua o nell’acqua, non fa al proposito di quel che si ricerca: perchè si tratta che cosa sia quello che lo fa galleggiare quando non è bagnato. Oltracciò, lamentandosi l’Autore de gli avversari che posano l’ebano, non bagnato, sopra e non nell’acqua, possono anche quelli ricercare da lui, perchè, bagnato l’ebano, non si posi nell’acqua, cioè nella superficie, ma sotto la superficie dell’acqua. Diciamo, dunque, che questi sono rispetti relativi e differenze di luogo, che non tolgono l’essere una cosa nel luogo. Che essere in luogo parlando però propriamente del luogo, si può intendere in quattro modi: in quiete naturale, cioè quando il mobile si quieta naturalmente; in ciuiete fuor di natura, quando il mobile si quieta per essere impedito; nel moto naturale, quando si muove al proprio luogo; nel moto violento, quando è del proprio luogo cacciato: ora l’ebano, vero il quattrino, si dice essere in luogo, mentre che è nell’acqua fuori della natura sua; perchè se l’acqua che sostiene tal solido non fusse luogo di quella parte che tocca, ne seguirebbe che quella parte contenuta dall’acqua non fusse in luogo, cosa pur troppo assorda. Quello poi che l’Autore aggiugne, dover essere il luogo della medesima natura, cioè tutto aria tutto acqua, si vede nella natura il contrario: che la terra è parte circondata dall’aria, parte dall’acqua, come ed altre cose patiscono il medesimo.

Quello poi che l’Autore soggiugne, che la medesima figura piana non possa essere ora causa di quiete e ora di tardanza di moto; si risponde che il solido molto dilatato perde della sua forza, e sopra di lui l’acquista di modo il mezzo, che lo sostiene e ferma: il che non avvenendo in molti, per non essere molto dilatati, dividono il mezzo, e tanto più velocemente più tardamente si muovono, quanto sono più meno atti a dividere il mezzo resistente. Onde si vede nell’acqua stessa altri corpi galleggiare, altri andare al fondo, chi più presto e chi più tardi, secondo la maggiore minore estensione: tal che la figura giova alla quiete ed alla tardanza, secondo diversi modi e rispetti.