Pagina:Le opere di Galileo Galilei IV.djvu/23

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Essendo la questione, se la figura operi o no circa ’l descendere o non descendere i corpi della medesima gravità in specie nell’aqqua, e potendo di tale varietà esserne cagione diversi accidenti, oltre alla figura, bisogna, chi bene vuol determinare circa il nostro particolare, rimuovere, nel far l’esperienza, tutte le altre cause che possono produr questo medesimo effetto, lasciando ne i corpi la sola diversità di figura.

Per ritrovare, distinguere e separare le cause che impediscono o no il descendere, le quali siano altre che la figura, il mezo ottimo sopra tutti è l’esaminare. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

L’aqqua che bagna la tavoletta d’ebano, non è vero che accresca il suo peso, sì che per tale accrescimento quella vadia poi al fondo; perchè, se ciò fusse, molto più doverebbe andare se vi si aggiugnesse una falda di cera grossa quanto è un giulio, e pur si vede in contrario. Che poi l’aqqua nell’aqqua non accresca peso, è manifesto ad ogn’uno, etc.

Se il Colombo dicesse che la materia eletta da me fusse, per la piccolezza, non atta a far le sue esperienze, se gli domandi quello che ei vorrebbe che lei facesse, ed offerirsi che ella farà il tutto, e pigliarsi obligo di farlo. Potrò offerirgli io di fare con la medesima materia ogni sorte di figura che gli piacerà, la quale descenda o no,

5. rimuovere non nel — 10. è il l’