Pagina:Le opere di Galileo Galilei IV.djvu/242

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238 operetta intorno al galleggiare ecc.

dire che qualsivoglia gravità, in figura dilatata, che galleggia in su l’acqua, sarebbe anco sostenuta sotto la superficie dell’acqua e, di più, potrebbe anco esser sollevata in alto per la medesima gran quantità, che tanto sarebbe nel mezzo dell’acqua come nella superficie; poi che l’istessi in numero che lo potrebbono sostenere in alto, lo potrebbono anco sollevare in alto. Erra, ponendo gli atomi. Erra, ponendo la penetrazione de’ corpi. Erra, chiamando la caldezza corpo. Erra, dicendo che il caldo sostenga, del quale è proprio riscaldare e penetrare; e ’l sostenere, de’ corpi. Erra, perchè, ancora che quelli calidi fussero fuoco, ad ogni modo non potrebbono sostenere sopra di loro le cose terrestri, essendo questi per natura leggieri e quelle per natura gravi. Erra, mettendo il fuoco dentro all’acqua, io senza esser mantenuto da qualche convenevole materia. Erra, perchè vuole che sia nell’acqua fuoco, senza vederlo e senza irovarlo. Erra, perchè il fuoco, movendo, si ricerca il suo luogo, e non resta nell’acqua. Erra, perchè l’acqua calda non sostiene i corpi più gravi d’essa, se non sia per qualche commozione. Erra, ponendo moto a gl’indivisibili. Erra, perchè tali atomi arcbbono sostenuto meglio nell’aria che nell’acqua; perchè nell’aria non sarebbono così sparpagliati come nell’acqua, per la contrarietà interposta. Erra, mettendo il fuoco nell’acqua senza essere spento. Erra, perchè il fuoco nell’acqua non sosterrebbe, ma più tosto s’armerebbe contro l’acqua come destruttiva del suo essere. Erra, chiamando la caldezza atomo; che si distende con la quantità del subietto. Erra, perchè chiama indivisibili i corpi ignei. Erra, ponendo l’acqua mezzo del moto naturale del fuoco. Erra, ponendo i corpuscoli sostenere più in cima che nel mezzo. Erra, perchè dà al fuoco più forza che all’acqua. Erra, perchè l’inconveniente crede essere causa contro Democrito. Erra, dando alle cose indivisibili tatto. Erra, ponendo essere iisico indivisibile. Erra, perchè quelli corpuscoli abbrucerrebbono quelli corpi, e non li sosterrebbono. Erra, perchè i corpi rari non sostengono sopra di sé tali corpi gravi, ma si dividono da loro facilmente. Erra, finalmente, per non ricercare altre minuzie, dicendo che il fuoco partorisca fuoco atomo per servizio di quelli corpi gravi.

Concludiamo, dunque, che chi non vuole caminare alla cieca, bisogna che si consigli con Aristotile, ottimo interprete della natura; che, nel fine del quarto libro del Cielo, non se la passa solo con addurre un inconveniente, ma con renderne la cagione, bene esplicata da lui: cioè che il tutto depende dalla più e men facile divisione del mezzo; cioè che le cose larghe, essendo più spaziose, sono causa che la gravità del solido si appoggia in più punti, e, per conseguenza, accrescendo anche le parti del mezzo, pigliano tanta forza contro il galleggiante solido, che così lo fanno stare a galla. Il contrario è nella figura acuta, nella quale, posando la gravità in manco punti, vengono accresciute le forze di sopra e diminuite quelle di sotto, e, conseguentemente, vincendosi il mezzo dal solido, è penetrato in tutto le sue parti; e si vede per esperienza che quanto più le figure sono acute, tanto