Pagina:Le opere di Galileo Galilei IV.djvu/243

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di giorgio cortesio. 239

più si sommergono. E questo vuole intendere Aristotile, quando dice che le figure piane comprendono molto: donde si cava manifestamente che la figura piana non solo è causa della tardità del moto, ma d’una intera quiete. Questo non può intervenire all’aria, per essere molto debole: anzi l’esempio che adduce l’Autore, che un legno tanto vincerà l’acqua ascendendo come l’aria discendendo, è falso; perchè, con questo che nell’ascendere non solo è mosso dall’aria, ma anche così scacciato dall’acqua, a ogni modo ascende più tardi per l’acqua che non discende per l’aria senza comparazione veruna. E chi negherà mai che non si tagli più difficilmente il corpo più sodo che il più debole, per la maggiore resistenza? È falso, adunque, che non s’abbia a poter ritrovare o imaginare virtù, della quale la renitenza dell’acqua all’esser divisa e distratta non sia minore; perchè la virtù d’aria è minore. E per ritornare al nostro proposito, benché le strisce fatte d’una falda di piombo o d’altra materia sopranuotino, ciò non è contro quello che scrive Aristotile; perchè esse galleggiano per la loro picciolezza. E da questo si comprende chiaramente, esser falso quello che asserisce il Galilei dicendo che «quando ben fusse vero che la renitenza alla divisione fusse la propria cagione del galleggiare, molto e molto meglio galleggierebbono le figure più strette e più corte che le più spaziose e larghe». Dico esser false simili parole: perchè in questa parola stretto, o intende d’un corpo continuo che abbia la medesima gravità che aveva la figura piana, o vero intende d’una figura stretta che soprannuota per la piccolezza: se del primo modo, non solamente non soprannuota meglio tal figura, ma né meno soprannuota in guisa alcuna; ma lui intende del secondo, come si vede nella tavola ABDC, e però non fa al proposito nostro, perchè noi parliamo d’una figura piana e d’una raccolta o stretta, come d’un ago, e che abbino la medesima gravità in un medesimo subbietto, cioè in un medesimo corpo continovo.

Indi si rivolge pure a esso, che, confutando Democrito, argomentava così: Se una gran mole d’aria avesse maggior quantità di terra che una piccola d’acqua, l’aria senza dubbio sarebbe più grave, e discenderebbe, conseguentemente, in giù più presto dell’acqua: sì che Aristotile vuole che la maggior parte di terra si muova più presto della minore: il che è falso. Mostreremo noi che non è falso: ma tra tanto dicasi perchè più presto in giù si muova il ferro che il legno, ancor che di grandezza disuguali.

Questa opinione, posta dal Galilei, fu avanti del Mazzoni, mosso dalle parole del testo d’Aristotile che si porranno qui appresso, nelle quali afferma che più velocemente si muova il tutto che la parte, per contenere il tutto quantità maggiore; la qual cosa stimando il Mazzoni errore, lasciò nel suo libro scritto che Aristotile vi cascò per non aver conosciute le proporzioni matematico. Per la quale inconsiderata ed arrogante calunnia, siamo sforzati di nuovo a prendere la dichiarazione d’Aristotile: per lo che fare esamineremo prima le parole del testo, e di poi dimostreremo il senso di esse.