Pagina:Le opere di Galileo Galilei IV.djvu/244

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240 operetta intorno al galleggiare ecc.


Il testo dal Mazzoni addotto, nel terzo del Cielo, è questo: «E se si dividerà un corpo che abbia gravità come la linea CE alla linea CD, se ’l tutto si muove per tutta la linea CE, è necessario che la parte si muova nello stesso tempo della CD»: la qual cosa il Mazzoni dice essere per esperienza falsa; tenendo che Aristotile affermi ancora il medesimo nel quarto della Fisica, con quelle parole «lo stesso corpo e lo stesso peso», per la parola stesso, che stima che significhi lo stesso, secondo la medesima spezie, cioè secondo la medesima materia. Risponderemo, adunque, al Mazzoni ancora, e dimostreremo in prima gli errori ch’egli ha commessi, e quindi trapasseremo a far manifesto il restante.

Primo error del Mazzoni è stato, aver creduto che Aristotile non abbia conosciute le proporzioni matematiche. Ma chi dubita che questo sia falsissimo? poi che è noto che gli studiosi della filosofia attendevano in que’ tempi molto più alle scienze matematiche che non fanno oggi i nostri, né studiava già mai alcuno logica che non avesse prima dato opera a quelle; ma più degli altri facevano questo gli scolari di Platone, il cui precetto era che niuno senza la scienza della geometria entrasse nella sua scuola. Come sarà adunque credibile che Aristotile, scolare suo, il maggiore che egli avesse, vi fosse entrato senza la cognizione di essa? E chi crederà mai che uomo di sì eminente dottrina non l’avesse appresa? la quale imparavano allora i fanciulli, come fanno ora i nostri le lettere dell’alfabeto. A confermazione di ciò, si vede che quasi in tutti i suoi libri sono sparse molte cose di matematica, e principalmente in quelli delle Meccaniche, ne’ quali egli le usò quanto giudicò necessario a’ suoi insegnamenti. Oltracciò, la proporzione appartenente al nostro testo non era sì difficile, che senza una molto esatta cognizione di matematiche non l’avesse potuta intendere e usare. La quale era che, data parità di proporzione in cose contrarie, tanto fosse, per esempio, quella del combattere dodici con quattro, quanto quella di sei con due; perlochè, dati nella medesima materia di sasso gradi dodici di gravità e nella parte del medesimo sei, di necessità ne avvenisse che ’l mezzo avesse a contrastare nella medesima proporzione, e ne seguisse che ’l tutto si dovesse muovere nello stesso tempo che la parte, quando però nello esperimentarsi la cosa in materia ne succedesse tale effetto. Ma di questo ne parleremo poi. E concludendo, dico che Aristotile, dato che avesse negata tal proporzione in altri luoghi, non la niega in questo, perchè parla in altro proposito; e ’l Mazzoni stesso lo avrebbe concesso diverso, se avesse inteso il luogo.

Dice, adunque, Aristotile in quel testo 26 del terzo del Cielo, primieramente, che i moti de’ corpi sono naturali, perchè non si fanno né per violenza nè fuor di natura. Secondariamente dice, esser necessario che alcuni corpi abbiano inclinazione a gravità e leggerezza, perochè niuna cosa si può muovere che non sia grave lieve; e che se sarà grave, si muoverà al mezzo; e se lieve, da esso: parlando in questo luogo solamente del corpo sollunare, e non celeste, mo-