Pagina:Le opere di Galileo Galilei IV.djvu/245

Da Wikisource.

di giorgio cortesio. 241

vendosi quello solo circolarmente. E ritornando alla cosa, perchè avrebbe forse alcun dubitato contr’Aristotile che un corpo non grave potesse anche discendere, volendo egli all’incontro che i gravi solo facciano questo, mosso da ciò, a distruzione del dubbio argomentò nella maniera seguente, conducendo l’avversario in uno assordo necessario, cioè che ’l non grave e ’l grave discenderebbono nel medesimo tempo. A pruova di che, piglia come concesso che ’l grave debba muoversi più presto del non grave, ed argomenta in questa guisa per lettere: «Sia A non grave, sia B grave; muovasi il non grave per la linea CD, e ’l grave per la linea CE, cioè per la porzione più veloce per ragion del concesso; e dividasi il corpo grave: se ’l tutto si muove per la linea CE, sarà necessario che la parte si muova meno; onde, per conseguenza, avrà la medesima linea del non grave, cioè CD, e avverrà che nello stesso tempo si muoverà il grave e ’l non grave; che è impossibile». Ora, per intendere questa cosa, è da notare che Aristotile in questo testo parla d’una gravità minima, della quale non se ne possa dare alcun’altra minore. Il che si pruova in questo modo: Pigliamo A non grave, che si muova per la linea CD; e piglisi per grave, per esempio, un sasso e muovasi per la linea C E, e di esso una parte della quale si possa trovare altra cosa men grave e muovasi per la linea CD del non grave: ora, perchè, date le linee uguali, quando una di esse eccede un’altra, necessariamente ancora la sua uguale eccederà la medesima; e perchè s’è detto ancora che ’l non grave e la parte del sasso si muovono nel medesimo tempo; ne seguirà che ’l non grave abbia a muoversi più presto di quel grave che era men grave della parte del sasso, e, per conseguenza, si verrà a concludere che ’l non grave s’abbia a muovere più presto del grave; che sarebbe una conclusione contro ’l concesso, che era che ’l grave si muovesse più presto del non grave: il che sarà non solo conclusione diversa a quella che vuol fare Aristotile, ma concluderà contro ’l concesso, cosa contraria al modo dell’argomentare. Onde sarà sforzato il Mazzoni ed ogn’altro a confessare che Aristotile intenda in questo luogo una minima gravità, della quale non se ne possa trovare altra minore, e che parli più tosto in astratto che in concreto e, per conseguenza, ninna altra cosa non possa di essa muoversi più tardi, per corrispondere la minima gravità al minimo tempo. Onde, per non dare Aristotile lo infinito, il quale niega nel primo del Cielo, ove fa corrispondente la gravità e leggierezza, piglia il contrario di esso, che è il fine, cioè la minima gravità: che se pigliasse parte proporzionata, non concluderebbe niente, perchè l’avversario negherebbe sempre che ’l non grave potesse muoversi in un medesimo tempo con la parte proporzionata del sasso; massimamente che Aristotile vuole che la parte abbia un grado meno del tutto quanto alla gravità, la qual cosa non è vera nel parlar concreto, dove la parte sempre ha assai manco gradi del tutto.

Seguita l’altro suo errore, che credeva, per quelle parole d’Aristotile nel quarto della Fisica, che fosse ’l medesimo materia e spezie. E pure Simplicio, che ne sa-