Pagina:Le opere di Galileo Galilei IV.djvu/69

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intorno alle cose che stanno in su l’acqua 65


sa V. A., son seguiti molti ragionamenti. La principale è stato il cenno dell’A. V., avendomi lodato lo scrivere come singolar mezzo per far conoscere il vero dal falso, le reali dall’apparenti ragioni, assai migliore che ’l disputare in voce, dove o l’uno o l’altro, e bene spesso amendue che disputano, riscaldandosi di soverchio o di soverchio alzando la voce, o non si lasciano intendere, o traportati dall’ostinazione di non si ceder l’un l’altro lontani dal primo proponimento, con la novità delle varie proposte confondono lor medesimi e gli uditori insieme. Mi è paruto, oltre a ciò, convenevole, che l’A. V. resti informata da me ancora di tutto ’l seguito circa la contesa di cui ragiono, sì come n’è stata ragguagliata molto prima da altri. E perchè la dottrina che io sèguito nel proposito di che si tratta è diversa da quella d’Aristotile e da’ suoi principii, ho considerato che contro l’autorità di quell’uomo grandissimo, la quale appresso di molti mette in sospetto di falso ciò che non esce dalle scuole peripatetiche, si possa molto meglio dir sua ragione con la penna che con la lingua, e per ciò mi son risoluto scriverne il presente Discorso: nel quale spero ancor di mostrare che, non per capriccio, o per non aver letto o inteso Aristotile, alcuna volta mi parto dall’opinion sua, ma perchè le ragioni me lo persuadono, e lo stesso Aristotile mi ha insegnato quietar l’intelletto a quello che m’è persuaso dalla ragione, e non dalla sola autorità del maestro; ed è verissima la sentenza d’Alcinoo, che ’l filosofare vuol esser libero. Nè fia, per mio credere, senza qualch’utile dell’universale la resoluzione della quistion nostra; perciò che trattandosi, se la figura de’ solidi operi o no nell’andare essi, o non andare, a fondo nell’acqua, in occorrenze di fabbricar ponti o altre macchine sopra l’acqua, che avvengono per lo più in affari di molto rilievo, può esser di giovamento saperne la verità.

Dico dunque che, trovandomi la state passata in conversazione di letterati, fu detto nel ragionamento, il condensare esser proprietà del freddo, e fu addotto l’esemplo del ghiaccio. Allora io dissi che avrei creduto più tosto il ghiaccio esser acqua rarefatta, che condensata; poi che la condensazione partorisce diminuzion di mole e augumento di gravità, e la rarefazione maggior leggerezza e augumento di mole, e l’acqua nel ghiacciarsi cresce di mole, e ’l ghiaccio già fatto è più leggier dell’acqua, standovi a galla.

È manifesto quant’io dico: perchè, detraendo il mezo dalla total gra-