Pagina:Le opere di Galileo Galilei IV.djvu/87

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intorno alle cose che stanno in su l’acqua ecc. 83


per sua natura stia a galla, vada poi al fondo come prima e’ s’empia d’acqua; di che egli nel capitolo seguente, che è il 30 del quinto libro, copiosamente discorre: ma io, parlando sempre senza diminuzione della sua singolar dottrina, ardirò, per difesa d’Archimede, di negargli tale esperienza, essendo certo che un legno il quale, per sua natura, non va al fondo nell’acqua, non v’andrà altresì incavato e ridotto in figura di qual si voglia vaso, e poi empiuto d’acqua. E chi vorrà vederne prontamente l’esperienza in qualche altra materia trattabile e che agevolmente si riduca in ogni figura, potrà pigliar della cera pura e, facendone prima una palla o altra figura solida, aggiugnervi tanto di piombo che a pena la conduca al fondo, sì che un grano di manco non bastasse per farla sommergere; perché, facendola poi in forma d’un vaso, e empiendolo d’acqua, troverrà che senza il medesimo piombo non andrà in fondo, e che col medesimo piombo discenderà con molta tardità, ed, in somma, s’accerterà che l’acqua contenuta non gli apporta alterazione alcuna. Io non dico già che non si possano, di legno che per sua natura galleggi, far barche, le quali poi, piene d’acqua, si sommergano; ma ciò non avverrà per gravezza che gli sia accresciuta dall’acqua, ma sì bene da’ chiodi e altri ferramenti, sì che non più s’avrà un corpo men grave dell’acqua, ma un composto di ferro e di legno, più ponderoso d’altrettanta mole d’acqua. Cessi per tanto il Sig. Buonamico di voler render ragioni d’un effetto che non è: anzi, se l’andare al fondo il vaso di legno, quando sia ripien d’acqua, poteva render dubbia la dottrina d’Archimede, secondo la quale egli non vi dovrebbe andare, e all’incontro quadra e si confonda con la dottrina peripatetica, poiché ella accomodatamente assegna ragione che tal vaso debbe, quando sia pieno d’acqua, sommergersi; convertendo il discorso all’opposito, potremo con sicurezza dire, la dottrina d’Archimede esser vera, poiché acconciamente ella s’adatta alle esperienze vere, e dubbia l’altra, le cui deduzioni s’accomodano a false conclusioni. Quanto poi all’altro punto accennato in questa medesima instanza, dove pare che il Buonamico intenda il medesimo non solamente d’un legno figurato in forma di vaso ma anche d’un legno massiccio, che ripieno, cioè, come io credo che egli voglia dire, inzuppato e pregno d’acqua, vada finalmente al fondo; ciò accade d’alcuni legni porosi, li quali, mentre hanno le porosità ripiene d’aria o d’altra materia men grave dell’