Pagina:Le opere di Galileo Galilei V.djvu/384

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380 discorso

dove che nelle librazioni e reciprocazioni de i flussi e reflussi si tratta di tempi brevissimi, cioè di ore.

L’altra maniera d’imprimer movimento nell’acqua mediante il moto del vaso continente è col muover il vaso progressivamente, senza punto inclinarlo, ma solamente con muoverlo di moto ora accelerato ed or ritardato; dalla qual variazione ne succede all’acqua, oltre al muoversi al moto del suo continente, il muoversi ancora con qualche diversità ed anco talvolta contrarietà. Come, per dichiarazione, se noi prendessimo un gran vaso pieno d’acqua, qual saria, per essempio, una gran barca, simile a quelle con le quali vediamo trasportarsi di luogo a luogo per l’acque salse altre acque di fiumi o di fonti, vedremmo prima, nel tempo che il vaso contenente, cioè essa barca, stesse ferma, star parimente quieta l’acqua contenutavi dentro; ma quanto prima si cominciasse a muover la barca, non pian piano, ma con notabil velocità, l’acqua, contenuta sì nel vaso, ma non, come le altre parti solide di esso vaso, saldamente a quello collegata, anzi per la sua flussibilità in certo modo disgiunta e non costretta ad ubbidire ad ogni repentina mutazione di esso vaso, vedremmo, dico, essa acqua restar in dietro e sollevarsi alquanto verso la poppa, abbassandosi verso la prora, quindi a poco a poco ridursi ad ubbidire al moto del suo contenente, senza punto variare mentre egli placidamente ed uniformemente caminasse: ed all’incontro, quando la barca, per l’arrenarsi per altro sopravegnente intoppo, venisse notabilmente nel suo corso raffrenata, non però l’acqua contenuta nell’istesso modo si raffrenerebbe dall’impeto concepito, ma, conservandolo ancora, come disgiunta dal suo continente, scorrerebbe verso la prora e quivi risalterebbe e traboccherebbe, abbassandosi e deprimendosi verso la poppa: e questo tanto più manifestamente si scorgerebbe, quanto il partirsi dallo stato di quiete e l’arrestarsi nel mezo della velocità fusse più repentinamente fatto da so esso vaso; che quando successivamente e per gradi lentissimi si trapassasse dallo stato di quiete al movimento accelerato o vero dal moto celere con l’istessa lentezza si ritornasse alla quiete, allora insensibile o pochissima inobbedienza, per così dire, si scorgerebbe nell’acqua contenuta, la quale senza contumacia si andrebbe con pari lentezza impressionando, concordemente con tutto il vaso, delle medesime mutazioni.