Pagina:Le opere di Galileo Galilei VI.djvu/330

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altra, delle quali la superiore e premente segue il moto dell’inferiore che venga tirata verso qualche parte, io concedo l’esperienza, ma non veggo ch’ella abbia che far nel caso nostro: prima, perché noi trattiamo d’un corpo liquido e sottile, le cui parti non ànno tal connessione insieme, che al moto d’una si debba muovere il tutto, come accade in un corpo solido; secondariamente, il Sarsi troppo languidamente prova che ’l fuoco, l’aria e l’essalazioni contenute dentro al concavo lunare facciano impeto e gravino sopra la superficie d’esso concavo, mentr’egli introduce, come causa di questa compressione, una continua rarefazzion d’esse sostanze, le quali dilatandosi, e perciò ricercando sempre spazii maggiori, fanno forza contro al loro contenente e così vengono in certo modo ad attaccarsegli, sì che poi seguono il movimento suo. Languidissimo veramente è cotal discorso, perché dove il Sarsi risolutamente afferma che le sostanze contenute si vanno continuamente rarefacendo e dilatando, l’avversario con non minor ragione (dico non minore,perché il Sarsi non ne adduce niuna) dirà ch’elle si vanno continuamente condensando e ristringendo. Ma dato anco ch’elle si vadano pur continuamente rarefacendo e che per tale rarefazzione nasca l’attaccamento al concavo e finalmente il rapimento, si può credere che cento e mille anni fa, quando la rarefazzione non era a gran segno al termine d’oggidì (ché così bisogna in dottrina del Sarsi), il rapimento non ci fusse, mancando la causa del farsi. Anzi niuna ragione mi può ritenere ch’io non dica al Sarsi che questa sua rarefazzione, che continuamente si va facendo, non è ancora giunta a grado di far violenza e premer sopra il concavo della Luna, ma che ben potrebbe giungervi tra due o tre anni; al qual tempo io concedo che la sfera degli elementi superiori comincerà a muoversi, ma in tanto conceda esso a me che sino al dì d’oggi non si sia mossa. Io non vorrei che il Sarsi, se per avventura sentisse queste ed altre simili risposte veramente ridicole, si mettesse a ridere, poi ch’egli è che ne dà occasione di produrle tali col lasciarsi scappar dalla mente, e poi dalla penna, che alcune sostanze materiali si vadano rarefacendo e dilatando in perpetuo. Ma io voglio aiutare il medesimo Sarsi ed insegnarli un punto nella causa sua, dicendogli che questa rarefazzione eterna e pressione contro al concavo della Luna è superflua, tuttavolta ch’ei possa mostrar che l’aria vien rapita dal

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catino, sopra il quale ella non preme e non grava punto, essendo egli posto nella medesima region dell’aria.