Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/185

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giornata seconda 177

der queste vanità, mentre in voi stesso avevi i sensi da confutarle e da intenderne il vero? Però ditemi: quella gran pietra e quella palla d’artiglieria che, posata solamente sopra una tavola, restava immobile contro a qualsivoglia impetuoso vento, secondo che voi poco fa affermaste, se fusse stata una palla di sughero o altrettanta bambagia, credete che il vento l’avesse mossa di luogo?

Simp. Anzi so certo che l’averebbe portata via, e tanto più velocemente, quanto la materia fusse stata più leggiera; chè per questo veggiamo noi le nugole esser portate con velocità pari a quella del vento stesso che le spigne.

Salv. E ’l vento che cosa è?

Simp. Il vento si definisce, non esser altro che aria mossa.

Salv. Adunque l’aria mossa molto più velocemente e ’n maggior distanza traporta le materie leggierissime che le gravissime?

Simp. Sicuramente.

Salv. Ma quando voi aveste a scagliar col braccio un sasso, e poi un fiocco di bambagia, chi si moverebbe con più velocità e in maggior lontananza?

Simp. La pietra assaissimo; anzi la bambagia mi cascherebbe a i piedi.

Salv. Ma se quel che muove il proietto, doppo l’esser lasciato dalla mano, non è altro che l’aria mossa dal braccio, e l’aria mossa più facilmente spigne le materie leggiere che le gravi, come dunque il proietto di bambagia non va più lontano e più veloce di quel di pietra? bisogna pure che nella pietra resti qualche cosa, oltre al moto dell’aria. Di più, se da quella trave pendessero due spaghi lunghi egualmente, e in capo dell’uno fusse attaccata una palla di piombo, e una di bambagia nell’altro, ed amendue si allontanassero egualmente dal perpendicolo, e poi si lasciassero in libertà, non è dubbio che l’una e l’altra si moverebbe verso ’l perpendicolo, e che spinta dal proprio impeto lo trapasserebbe per certo intervallo, e poi vi ritornerebbe. Ma qual di questi due penduli credete voi che durasse più a muoversi, prima che fermarsi a piombo?

Simp. La palla di piombo andrà in qua e ’n là mille volte, e quella di bambagia dua o tre al più.

Salv. Talchè quell’impeto e quella mobilità, qualunque se ne sia la causa, più lungamente si conserva nelle materie gravi che nelle