Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/266

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258 dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo.

sia ben figurata la posizion del Copernico; perchè s’egli avesse avvertito, come e’ fa star l’asse del globo terrestre perpetuamente parallelo a se stesso, non arebbe detto che la metà della Terra non vedrebbe mai il Sole, ma che l’anno sarebbe stato un sol giorno naturale, cioè che per tutte le parti della Terra si sarebbe auto sei mesi di giorno e sei mesi di notte, come ora accade a gli abitatori sotto ’l polo. Ma questo siagli perdonato, e venghiamo al resto.

Simp. Segue: Hanc autem gyrationem Terrae impossibilem esse, sic demonstramus.Questo appresso è la dichiarazione della seguente figura, dove si veggono dipinti molti gravi descendenti, e leggieri ascendenti, e uccelli che si trattengono per aria, etc.

Sagr. Mostrate, di grazia. Oh che belle figure, che uccelli, che palle, e che altre belle cose son queste?

Simp. Queste son palle che vengono dal concavo della Luna.

Sagr. E questa che è?

Simp. È una chiocciola, che qua a Venezia chiaman buovoli, che ancor essa vien dal concavo della Luna.

Sagr. Sì, sì: quest’è che la Luna ha così grand’efficacia sopra questi pesci ostreacei, che noi chiamiamo pesci armai.

Simp. Quest’è poi quel calcolo ch’io dicevo, di questo viaggio in un giorno naturale, in un’ora, in un minuto primo ed in un secondo, che farebbe un punto della Terra posto sotto l’equinoziale, ed anco nel parallelo di 48 gradi. E poi segue questo, dov’io dubito non avere errato nel referirlo; però leggiamolo: His positis, necesse est, Terra circulariter mota, omnia ex aëre eidem etc. Quod si hasce pilas aequales ponemus pondere, magnitudine, gravitate, et in concavo spherae lunaris positas libero descensui permittamus, si motum deorsum aequemus celeritate motui circum (quod tamen secus est, cum pila A etc.), elabentur minimum (ut multum cedamus adversariis) dies sex: quo tempore sexies circa Terram etc.

Salv. Voi pur troppo avevi fedelmente referita l’instanza di quest’uomo. Di qui potete comprender, signor Simplicio, con quanta cautela dovrebber andar quelli che vorrebber dar a credere altrui quelle cose che forse non credono essi medesimi: perchè mi pare impossibil cosa che quest’autore non si avesse ad accorgere ch’e’ si figurava un cerchio il cui diametro, che appresso i matematici è manco che la terza parte della circonferenza, fusse più di