Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/267

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giornata seconda 259

12 volte maggiore della medesima; errore che pone esser assai più di 36 quello ch’è manco d’uno1.

Sagr. Forse che queste proporzioni matematiche, che son vere in astratto, applicate poi in concreto a cerchi fisici ed elementari non rispondon così per appunto: se ben mi pare che i bottai, per trovare il semidiametro del fondo da farsi per la botte, si servono della regola in astratto de’ matematici, ancorchè tali fondi sien cose assai materiali e concrete. Però dica il signor Simplicio la scusa di quest’autore, e se gli pare che la fisica possa differir tanto dalla matematica.

Simp. La ritirata non mi par suffiziente, perchè lo svario è troppo grande: e in questo caso non saprei che dire altro, se non che quandoque bonus etc. Ma posto che il calcolo del signor Salviati sia più giusto, e che il tempo della scesa della palla non fusse più di tre ore, parmi ad ogni modo che venendo dal concavo della Luna, distante per sì grand’intervallo, mirabil cosa sarebbe che ella avesse instinto da natura di mantenersi sempre sopra ’l medesimo punto della Terra al quale nella sua partita ella soprastava, e non più tosto restar in dietro per lunghissimo intervallo.

Salv. L’effetto può esser mirabile, e non mirabile, ma naturale e ordinario, secondo che sono le cose precedenti. Imperocchè, se la palla (conforme a’ supposti che fa l’autore) mentre si tratteneva nel concavo della Luna aveva il moto circolare delle ventiquattr’ore insieme con la Terra e co ’l resto del contenuto dentro ad esso concavo, quella medesima virtù che la faceva andare in volta avanti lo scendere, continuerà di farla andar anco nello scendere; e tantum abest che ella non sia per secondare il moto della Terra, ma debba restare indietro, che più tosto dovrebbe prevenirlo, essendochè nell’avvicinarsi alla Terra il moto in giro ha da esser fatto continuamente per cerchi minori: talchè, mantenendosi nella palla quella

  1. Nell’edizione originale (pag. 228, lin. 12 e 13), in luogo di «12 volte maggiore» si legge «72 volte maggiore», e in luogo di «più di 36» si legge «più di 200», e tale errore non è corretto nell’Erratacorrige. Nell’ esemplare dell’edizione originale posseduto dalla Biblioteca del Seminario di Padova, Galileo aggiunse di proprio pugno nell’Erratacorrige la correzione di «72» in «36», e di «200» in «100». Ma nella lettera a Benedetto Castelli del 17 maggio 1632 (Manoscritti Galileiani presso la Biblioteca Nazionale di Firenze, Par. I, T. IV, car. 80; autografa), Galileo così scrive riguardo a questo stesso passo: «Nel rileggerlo [il mio libro] mi sono incontrato in un error di stampa tralasciato, che è alla faccia 228, versi 12 e 13, dove li numeri 72 e 100 [sic] devono correggersi in 12 e 36». Cfr. pag. 247, lin. 16-31.