Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/398

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390 dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo.


Sagr. Veggo e comprendo benissimo; ma prima che passar più oltre, vorrei proporre il dubbio che mi nasce nel ritrovare il concorso de’ raggi visuali oltre all’occhio, quando si rimirano oggetti compresi sotto angoli molto acuti. E la difficultà mia procede dal parermi che tal concorso possa essere or più lontano ed or meno, e questo non tanto mediante la maggiore o minor grandezza dell’oggetto che si riguarda, quanto che nel riguardare oggetti dell’istessa grandezza mi pare che ’l concorso de’ raggi per certo altro rispetto deva farsi più e meno remoto dall’occhio.

Salv. Già veggo dove tende la perspicacità del signor Sagredo, diligentissimo osservatore delle cose della natura: e farei ben qualsivoglia scommessa, che tra mille che hanno osservato ne’ gatti strignersi ed allargarsi assaissimo la pupilla dell’occhio, non ve ne sono due, nè forse uno, [Foro della pupilla dell'occhio si allarga e si ristrigne.]che abbia osservato, un simile effetto farsi dalle pupille de gli uomini nel guardare, mentre il mezo sia molto o poco illuminato, e che nella aperta luce il cerchietto della pupilla si diminuisce assai; sì che nel riguardare il disco del Sole si riduce a una piccolezza minore di un grano di panico, che nel mirare oggetti non risplendenti, e dentro a mezo men chiaro, si allarga alla grandezza di una lente o più; ed in somma questo allargamento e strignimento si diversifica più assai che in decupla proporzione: dal che è manifesto che quando la pupilla è dilatata molto, è necessario che l’angolo del concorso de’ raggi sia più remoto dall’occhio; il che accade nel riguardare gli oggetti poco luminosi. Dottrina somministratami nuovamente dal signor Sagredo: per la quale, quando si abbia a fare un’osservazione esattissima e di gran conseguenza, venghiamo avvertiti a dover fare l’investigazione di tal concorso nell’atto dell’istessa o di molto simile operazione: ma in questa, per manifestar l’errore de gli astronomi, non vi è necessaria tanta accuratezza, perchè, quando anco a favor della parte noi supponessimo tal concorso farsi sopra l’istessa pupilla, poco importerebbe, per esser la fallacia loro tanto grande. Non so, signor Sagredo, se questo voleva essere il vostro motivo.

Sagr. Quest’è per appunto, ed ho caro che non sia stato irragionevole, come m’assicura l’essermi incontrato con voi; ma ben con questa occasione sentirei volentieri in che modo si possa investigare la distanza del concorso de’ raggi visuali.

Salv. Il modo è assai facile, ed è tale. Io piglio due strisce di