Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/441

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giornata terza. 433

esercitar da professori esquisitamente non per ciò si muovono a desiderar d’apprenderle; or pensate se cervelli di questa sorta si sariano giamai applicati a volere investigar la fabbrica della lira o all’invenzion della musica, allettati dal sibilo de i nervi secchi di una testuggine o dalle percosse di quattro martelli. L’applicarsi a grandi invenzioni, mosso da piccolissimi principii, e giudicar sotto una prima e puerile apparenza potersi contenere arti maravigliose, non è da ingegni dozinali, ma son concetti e pensieri, di spiriti sopraumani. [Cagione vera della gran multiplicazione di virtù nella calamita mediante l'armatura.]Ora, rispondendo alla vostra domanda, dico che io ancora lungamente ho pensato per ritrovar qual possa essere la cagione di questa così tenace e potente congiunzione che noi veggiamo farsi tra l’un ferro, che arma la calamita, e l’altro che a quello si congiugne: e prima mi sono assicurato che la virtù e forza della pietra non si agumenta punto per essere armata, per ciò che nè attrae da maggior distanza, nè meno sostiene più validamente un ferro tra ’l quale e l’armadura s’interponga una sottilissima carta, sino a una foglia d’oro battuto; anzi con tale interposizione più ferro sostiene l’ignuda che l’armata: non ci è dunque mutazione nella virtù, e pure ci è innovazione nell’effetto: [Di nuovo effetto nuova convien che sia la cagione.]e perchè è necessario che di nuovo effetto nuova sia la cagione, ricercando qual novità si introduca nell’atto del sostener con l’armadura, altra mutazione non si scorge che nel diverso toccamento, chè dove prima ferro toccava calamita, ora ferro tocca ferro; adunque bisogna necessariamente concludere, i diversi toccamenti esser causa della diversità de gli effetti. La diversità poi tra i contatti, non veggo che possa derivar da altro che dall’esser la sustanza del ferro di parti più sottili, più pure e più costipate, che quelle della calamita, che son più grosse, men pure e più rare; dal che ne segue, che le superficie de’ due ferri che s’hanno da toccare, mentre sieno esquisitamente spianate forbite e lustrate, tanto esattamente si congiungono, che tutti gl’infiniti punti dell’una si incontrano con gl’infiniti dell’altra, sì che i filamenti (per così dire) che collegano i due ferri, sono molti più di quelli che collegano calamita con ferro, per esser la sustanza della calamita più porosa e men sincera, che fa che non tutti i punti e filamenti della superficie del ferro trovino nella superficie della calamita riscontri con chi unirsi. [Si mostra come il ferro è di parti più sottili, pure e costipate, che la calamita.]Che poi la sustanza del ferro (e massimo del ben purificato, qual è l’acciaio finissimo) sia di parti grandemente più dense sottili e pure che la ma-