Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/442

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434 dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo.

teria della calamita, si vede dal potersi ridurre il suo taglio ad una sottigliezza estrema, qual è il taglio del rasoio, alla quale mai non si condurrebbe a gran segno quel d’un pezzo di calamita. [Mostrasi al senso l'impurità della calamita.]L’impurità poi della calamita, e l’esser mescolata con altre qualità di pietre, prima sensatamente si scorge dal colore di alcune macchiette, per lo più biancheggianti, e poi dal presentargli un ago pendente da un filo, il quale sopra tali pietruzze non si può posare, ma, attratto dalle parti circonfuse, par che sfugga quelle e salti sopra la calamita contigua ad esse; e come alcune di tali parti eterogenee son per la grandezza loro molto visibili, così possiamo credere altre in gran copia, per la lor piccolezza incospicue, esserne disseminate per tutta la massa. Confermasi quanto io dico (cioè che la moltitudine de’ toccamenti che si fanno tra ferro e ferro è causa del tanto saldo congiugnimento) da una esperienza: la qual è, che se noi presenteremo l’aguzza punta d’un ago all’armatura della calamita, non più validamente se gli attaccherà che alla medesima ignuda; il che da altro non può derivare che dall’esser i due toccamenti eguali, cioè amendue di un sol punto. Ma che più? prendasi un ago e pongasi sopra la calamita sì che una delle sue estremità sporga alquanto infuori, ed a quella si appresenti un chiodo, al quale subito l’ago si attaccherà, in maniera che ritirando in dietro il chiodo, l’ago si ridurrà sospeso, ed attaccato con le sua estremità alla calamita ed al ferro, e ritirando ancora più il chiodo, staccherà l’ago dalla calamita, se però la cruna dell’ago sarà unita al chiodo e la punta alla calamita; ma se la cruna sarà verso la calamita, nel rimuovere il chiodo l’ago resterà attaccato con la calamita, e questo (per mio giudizio) non per altro, se non che, per esser l’ago più grosso verso la cruna, tocca in molti più punti che non fa l’acutissima punta.

Sagr. Tutto il discorso mi è parso molto concludente, e quest’esperienze dell’ago me lo rendon di poco inferiore a una dimostrazion matematica: ed ingenuamente confesso di non avere in tutta la filosofia magnetica sentito o letto altrettanto, che con simil efficacia renda ragione di alcun altro de’ suoi tanti maravigliosi accidenti; de i quali se avessimo le cause con tanta chiarezza spiegate, non so qual più suave cibo potesse desiderare l’intelletto nostro.

Salv. Nell’investigar le ragioni delle conclusioni a noi ignote, bisogna aver ventura d’indirizzar da principio il discorso verso la strada