Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/447

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giornata terza. 439

trasse anco non piccola quantità di pane, oltre a cento diversi companatici. [Discorso peripatetico pieno di fallacie e contradizioni.]Mirabil cosa mi sembra invero, tra l’altre, questa de i Peripatetici, li quali concedono (nè posson1 negarlo) che il nostro globo terrestre sia de facto un composto di infinite materie diverse; concedono appresso, de i corpi composti il moto dovere esser composto; i moti che si posson comporre sono il retto e ’l circolare, atteso che i due retti, per esser contrarii, sono incompatibili tra di loro; affermano, l’elemento puro della terra non si ritrovare; confessano che ella non si è mossa già mai di verun movimento locale: e poi voglion porre in natura quel corpo che non si trova, e farlo mobile di quel moto che mai non ha egli esercitato nè mai è per esercitare; ed a quel corpo che è ed è stato sempre, negano quel moto che prima concedettero dovergli naturalmente convenire.

Salv. Di grazia, signor Sagredo, non ci affatichiam più in questi particolari, e massime che voi sapete che il fin nostro non è stato di determinar risolutamente o accettar per vera questa o quella opinione, ma solo di propor per nostro gusto quelle ragioni e risposte che per l’una e per l’altra parte si possono addurre; e il signor Simplicio risponde questo in riscatto de’ suoi Peripatetici: però lasciamone il giudizio in pendente, e la determinazione in mano di chi ne sa più di noi. E perchè mi pare che assai a lungo si sia in questi tre giorni discorso circa il sistema dell’universo, sarà ormai tempo che venghiamo all’accidente massimo, dal quale presero origine i nostri ragionamenti; parlo del flusso e reflusso del mare, la cagione del quale pare che assai probabilmente si possa referire a i movimenti della Terra: ma ciò, quando vi piaccia, riserberemo al seguente giorno. In tanto, per non me lo scordare, [Effetto improbabile ammesso dal Gilberto nella calamita.]voglio dirvi certo particolare, al quale non vorrei che il Gilberto avesse prestato orecchio; dico dell’ammettere che quando una piccola sferetta di calamita potesse esattamente librarsi, ella fusse per girare in se stessa: perchè nissuna ragione vi è per la quale ella ciò far dovesse. Imperocchè, se tutto il globo terrestre ha da natura di volgersi intorno al proprio centro in ventiquattr’ore, e ciò aver debbono ancora tutte le sue parti, dico di girare, insieme co ’l suo tutto, intorno al centro di quello in ventiquattr’

  1. L’edizione originale legge posso; ma Galileo,, nell’esemplare più volte citato del Seminario di Padova, corresse di suo pugno posso in posson.