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46 | dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo |
per tutti i gradi di tardità inferiori a qualsivoglia grado di velocità?
Salv. Credolo, anzi ne son sicuro, e sicuro con tanta certezza, che posso renderne sicuro voi ancora.
Sagr. Quando in tutto il ragionamento d’oggi io non guadagnassi altro che una tal cognizione, me lo reputerei per un gran capitale.
Salv. Per quanto mi par di comprendere dal vostro ragionare, gran parte della vostra difficultà consiste in quel dover passare in un tempo, ed anco brevissimo, per quelli infiniti gradi di tardità precedenti a qual si sia velocità acquistata dal mobile in quel tal tempo: e però, prima che venire ad altro, cercherò di rimovervi questo scrupolo; [li mobile partendo- polo si dalla quiete passa per tutti i gradi di bile velocità, senza dimorare in alcuno. in]che doverà esser agevol cosa, mentre io vi replico che il mobile passa per i detti gradi, ma il passaggio è fatto senza dimorare in veruno, talchè, non ricercando il passaggio piú di un solo instante di tempo, e contenendo qualsivoglia piccol tempo infiniti instanti, non ce ne mancheranno per assegnare il suo a ciascheduno de gl’infiniti gradi di tardità, e sia il tempo quanto si voglia breve.
Sagr. Sin qui resto capace: tuttavia mi par gran cosa che quella palla d’artiglieria (che tal mi figuro esser il mobile cadente), che pur si vede scendere con tanto precipizio che in manco di dieci battute di polso passerà piú di dugento braccia di altezza, si sia nel suo moto trovata congiunta con sì picciol grado di velocità, che, se avesse continuato di muoversi con quello senza piú accelerarsi, non l’averebbe passata in tutto un giorno.
Salv. Dite pure in tutto un anno, nè in dieci, nè in mille, sì come io m’ingegnerò di persuadervi, ed anco forse senza vostra contradizione ad alcune assai semplici interrogazioni ch’io vi farò. Però ditemi se voi avete difficultà nessuna in concedere che quella palla, nello scendere, vadia sempre aquistando maggior impeto e velocità.
Sagr. Sono di questo sicurissimo.
Salv. E se io dirò che l’impeto aquistato in qualsivoglia luogo del suo moto sia tanto che basterebbe a ricondurla a quell’altezza donde si partì, me lo concedereste?
Sagr. [11 mobile grave scendendo aquista impeto bastante a ricondursi in altrettanta altezza.]Concedere’lo senza contradizione, tuttavolta che la potesse applicar, senz’esser impedita, tutto il suo impeto in quella sola operazione, di ricondur se medesima, o altro eguale a sè, a quella me-