Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/662

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654 esercitazioni filosofiche


ed insensibile in comparazione deli’universo, e perciò inabile a fargli violenza alcuna.

11. Di più, secondo Aristotile un corpo semplice ha un moto semplice naturale, o non più; dunque, se ciascun de gli orbi celesti con questo moto naturale può moversi senza aver de gli estranei, non è meglio e più conveniente che così sia, che ricever moti altrui? e se col poner mobile la Terra e fermo il ciel stellato o il primo mobile, ciò giustamente accade senza alcuno inconveniente, perchè non deve farsi? I quali motivi (dite questa volta modestamente) non portate come leggi infrangibili, ma che abbiano qualche apparenza, e che una esperienza o concludente dimostrazione in contrario basti a batter in terra questi ed altri cento mila argomenti probabili. Poi, rispondendo al vostro Simplicio, dite che non in comparazione alla virtù infinita del primo Motore date la difficultà del mover il cielo più che la Terra, ma per congruenze naturali ed avendo riguardo ai mobili, essendo operazione più breve e più spedita mover la Terra, che l’universo, e di più avendo l’occhio alle tante altre abbreviazioni ed agevolezze che con questo solo si conseguiscono.

12. Aggiungete che un verissimo assioma di Aristotile, che ci insegna che Frustra fit per plura quod potest fieri per pauciora, ci rende più probabile, il moto diurno essere della Terra sola, che dell’universo, trattone la Terra. Al qual assioma, di Aristotile rispondendo Simplicio che si deve aggiunger un aeque bene, instate con dire che sia superfluo ciò aggiungere; perchè il dire egualmente bene è una relazione, la quale necessariamente ricerca due termini almeno, non potendo una cosa aver relaziono a sè stessa, e dirsi, v. g., la quiete esser ugualmente buona come la quiete; e perchè quando si dice: «In vano si fa con più mezi quello che si può far con manco mezi», s’intende che quello che si ha da fare deva esser la medesima cosa, e non due cose differenti, e perchè la medesima cosa non può dirsi egualmente ben fatta come sè medesima, adunque l’aggiunta della particola egualmente bene è superflua ed una relazione che ha un termine solo. Indi passate a portar le ragioni d’Aristotile, de i Peripatetici e d’altri, per le quali si prova che la Terra stia ferma e si mova il cielo, per confutarle e far che la vostra posizione resti corroborata. Ma pria che veniamo a queste, sarù bene essaminar le precedenti con ordine, ad una ad una.

1. E prima, quanto alla imputazione che voi stiratamente date ad Aristotile, lo vegga chi lui mai con osservazione letta la sua dottrina, e specialmente la filosofica, che fa ora al proposito. In tutte le sue opere naturali (che io per più di vinti cinque anni continui, con la scorta di buoni lettori prima, poi con ottimi libri e con assidui essercizii di insegnarla, ho con ogni possibile accuratezza studiata ed osservata) ho trovato solamente tre over quattro trasposizioni di testi; la quale (dato che non sia stata trascuraggine de gli più antichi compilatori, per fuggir ogni scusa vile) non toglie mai il senso, nè l’ordine, nè la dottrina