Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/673

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di antonio rocco. 665


9. «Aggiungono di più la terza e molto efficace esperienza, che è: tirandosi con una colubrina una palla di volata verso levante, e poi un’altra con egual carica ed alla medesima elevazione verso ponente, il tiro verso ponente riuscirebbe estremamente maggiore dell’altro verso levante; imperochè mentre la palla va verso occidente, e l’artiglieria, portata dalla Terra, verso oriente, la palla verrebbe a percuotere in Terra lontano dall’artiglieria tanto spazio quanto è l’aggregato di due viaggi, uno fatto da sè verso occidente, e l’altro dal pezzo, portato dalla Terra, verso levante; e per l’opposito, del viaggio fatto dalla palla tirata verso levante bisognerebbe detrarne quello che avesse fatto l’artiglieria seguendola: posto dunque, per essempio, che il viaggio della palla fosse cinque miglia, e che la Terra in quel tal paralello nel tempo della volata della palla scorresse tre miglia, nel tiro di ponente la palla caderebbe in Terra otto miglia lontana dal pezzo, cioè le sue cinque verso ponente e le tre del pezzo verso levante; ma il tiro d’oriente non riuscirebbe più lungo di due miglia, chè tanto resta detratto dalle cinque del tiro le tre del moto del pezzo verso la medesima parte: ma l’esperienza mostra i tiri esser eguali; adunque l’artiglieria sta immobile, e per conseguente la Terra ancora. Ma non meno di questi, i tiri altresì verso mezo giorno o verso tramontana confermano la stabilità della Terra: imperochè mai non si correbbe nel segno che altri avesse tolto di mira, ma sempre sarebbono i tiri costieri verso ponente, per lo scorrere che farebbe il bersaglio, portato dalla Terra, verso levante, mentre la palla è portata per aria. E non solo i tiri per le linee meridiane, ma nè anco i fatti verso oriente o verso occidente riuscirebber giusti, ma gli orientali riuscirebbero alti, e gli occidentali bassi, tutta volta che si tirasse di punto in bianco; perchè sendo il viaggio della palla in ambedue i tiri fatto per la tangente, cioè per una linea paralella all’orizonte, ed essendo che al moto diurno, quando sia della Terra, l’orizonte si va sempre abbassando verso levante ed alzandosi da ponente (che però ci appariscono le stelle orientali alzarsi, e l’occidentali abbassarsi), adunque il bersaglio orientale si anderebbe abbassando sotto il tiro, onde il tiro riuscirebbe alto, e l’alzamento del bersaglio occidentale renderebbe basso il tiro verso occidente. Talchè mai non si potrebbe verso niuna parte tirar giusto: e perchè l’esperienza è in contrario, è forza dire che la Terra sta immobile.»

10. Di più, le nuvole e gli ucelli non essendo aderenti alla Terra, non si moveriano al moto di essa, se ella si movesse; e per conseguente, non potendo seguir col suo moto o col suo volo la velocità della Terra, parrebbe a noi che tutti velocissimamente si movessero verso occidente: «e se noi, portati dalla Terra, passiamo il nostro paralello in vinti quattr’ore, che pur è almeno sedici mila miglia, come potranno gli ucelli tener dietro ad un tanto corso? dove, all’incontro, senza veruna sensibil differenza gli vediamo volar tanto verso levante 40 quanto verso occidente e verso qual si voglia parte».