Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/683

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di antonio rocco. 675


quel della nave stessa, non che restasse indietro; il che se così sia, lascio che ogn’uno lo giudichi. Col rispondere a Simplicio che gli par impossibile che l’aria possa imprimere ad un sasso grandissimo il moto col quale ella si move, confirmate la stravagante posizion vostra, che si mova il sasso per l’aria da sua posta con l’istessa velocità dell’aria, talchè l’aria non ha da conferirgli un novo moto, ma solo mantenergli, o per dir meglio non impedirgli, il già concepito. Ed io vi torno a domandare, perchè dunque quel sasso non va sempre con l’istesso moto e velocità intorno alla Terra, stando l’istesse cagioni, naturalezze ed aiuti, senza discendere nè unirsi con essa? e per qual cagione un sasso portato dall’acque correnti, ed aiutato più potentemente dal lor moto naturale quanto elleno più dense lo possono più facilmente sostentare, e supposto che corrano verso occidente overo per donde si fa il moto diurno della Terra, perchè egli (dico) con liece traversali discende al fondo? e per l’aria non vi descenderà per più dritte e più brevi? Tornate all’essempio della caduta d’un grave dall’albero della nave, affermando che stando essa nave ferma o movendosi, sarà la medesima caduta sempre al piè dell’albero, e che così dicano quei che ne han fatto esperienza; dunque l’istesso accaderà movendosi la Terra, cioè che caderanno i gravi nell’istesso segno per le ragioni predette: quasi (vi rispondo) che la disparità che pria apportaste tra questo moto della nave con l’aria che la circonda e quel della Terra, ora sia risoluta in nulla. Ma non importa; vi si ammetta come vi piace: seguite pure. Dite dunque, ripigliando il vostro discorso, che sopra una superficie piana, pulitissima come un specchio, di materia dura come l’acciaio, paralella del tutto all’orizonte, senza alcuna sorte d’impedimento, una palla perfettamente sferica, spinta, non avrebbe occasione di fermarsi mai nè di variar velocità (già nel piano acclive o declive sarebbe tutto l’opposito, cioè ritardazione o accelerazione), e per conseguente potria far perpetuo il suo moto: delle quali superficie se ne trovano molte, come quella dell’acqua in bonaccia e quella dell’aria non turbata: or dunque (doppo longo dialogare) inferite: Se la palla che casca dall’albero della nave s’incontra in una tal superficie dell’ariapostille 1, che occasione avrà ella di ritardar il suo moto? perchè in giro non si volterà sempre regolatamente, nel modo che fa la Terra, di cui il sasso partecipa la natura ed il movimento? Risponde Simplicio, ciò avvenir per due impedimenti: l’uno, per la resistenza dell’aria; l’altro, per il moto retto che fa la pietra all’ingiù, che a questo circolare s’oppone. Replicate voi che il primo impedimento è poco ed insensibile; ed in questo io non voglio dir altro, chè poco importa: il secondo voi non l’avete per impedimento, già che si è visto di sopra che il moto retto e circolare non sono incompossibili; onde, anco cadendo, la palla sempre è (secondo voi) in giro egualmente portata coll’aria o dall’aria, ed avete l’uniformità de

  1. non si trova tal cosa nel mio Dialogo.