Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/698

Da Wikisource.
690 esercitazioni filosofiche


Nè li essempi di pendoli, che voi apportate, sono simili: perchè in questi (come potete osservare) sono sempre violenze ed impedimenti, che non trovarete nell’altro caso; nè mai, por quanta osseirvazione potrà fare ciascun curioso intelligente, si troverà diversità ne gli effetti della natura senza qualche diversità nelle cagionipostille 1 o pure sarebbono effetti senza causa; e questa diversità in tal caso non apparisce; dunque nè novo nè diverso moto ardirei di imaginarmi. All’essempio della palla che si sommerge cadendo in acqua, dico che ella con la sua. gravità operatrice cerca di avvicinarsi quanto più può al centro, e coll’impeto concepito nel discendere fende l’acqua senza interrompere il suo moto; la quale, essendo di natura più grave del legno, va sempre re-ì sistendo, e si avanza di modo che nel discendere vince, e la palla con la sua levità finalmente sovrasta; onde non avendo il legno predetto per suo luogo ultimato l’acqua, nè essendo semplicemente leve, ma rispective, con gravità congiunta, e con mistura varia de gli elementi, non è alcun inconveniente che in una pugna ed opposizione di altri corpi sortisca diversità di moti, tanto più che i moti ed altri accidenti simili sono facilissimamonto producibili e variabili, e molto più secondo voi che gli annoverate, tra. i respettivi.

Tornate pur di novo (a car. 244 [pag. 275, lin. 1 e seg.]) ardentemente ad inculcare l’esperienze del senso, ove si fonda la dottrina Aristotelica e Tolemaica, con dire che commettono equivoci e paralogismi, come credete aver mostrato di sopra, e la vostra, con quella di Aristarco Samio già e poi di Nicolò Copernico, abbia sensate infallibili esperienze.; e dall’altro canto dite che il senso non conosce i moti circolari dell’aria e della Terra, sopra i quali è fabricata tutta la vostra machina, con essempi di quei che sono rinchiusi in una barca; e da i suppositi insensibili, incerti, non dimostrati, non venite nè anco a niuna cognizione sensitiva, ma dalla supposita arguite che quel che si vede e crede esser moto retto di cadenti, sia circolare non conosciuto: e così nè i progressi delle vostre speculazioni non procedete da principii noti, nè dagli ignoti ed imaginarii concludete alcuna cosa evidente. Or vedete che vaghe dottrine, che cognizioni sensitive son questo vostre? su qual sodi fondamenti fondate la fabrica del vostro filosofare sensibile? Or con quanta ragione potete improverare a i seguaci di Aristotilo (come fate nel primo Dialogo), che se esso Aristotile avesse avuto hi cognizioni sensitive, che avete e che mostrerete voi, delle cose naturali, avrebbe mutata opinione, ceduto alle sue determinazioni, ed accostatosi alle vostre? Ma, di grazia, si faccia line di questo: nondimeno l’iterazioni vostre sì spesse m0 invitano a risentirmene.

In molte altre cose vi diffondete, nel vostro secondo Dialogo, massime nel re-

  1. Ma se questo è, come sarà vero il detto poco di sopra, eadem est causa contrariorum?