Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/699

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di antonio rocco. 691


citar ed impugnare prolissamente un libretto di conclusomi; nella quale lettura non scorgendo io cosa alcuna di nova repugnanza alle posizioni di Aristotile (che solo mi ho assunto in questi brevi esercizii di difendore), giudico bene di tralasciarle.

Calcoli per le stelle nove, situazione de gli orbi celesti,
cagione del flusso e reflusso del mare.

Esercitazione Ottava.

Tre importantissime controversie intendete discutere. Sig. Galileo, nel terzo e nel quarto vostro Dialogo; le quali se bene voi diffusamente trattate, io nonidimeno, senza pregiudicare alle vostre ragioni fondamentali, attraendone fidelmente il punto circa il quale s’aggira la trama, delle dissenzioni, con brevità lo ridurrò a capo od a leale legitima intelligenza. La prima, dunque, è delle stelle che già (come si è detto ancora) sono state viste per alcun tempo notabile nel ciel stellato; la seconda è della situazione o struttura de gli orbi celesti ed elementari; la terza, del flusso e reflusso del mare, con altre difficultà meno importanti inserte con varie occasioni in varii luoghi, che parimente, in conseguenza dell’ordine, non saranno da me pretermesse, per quanto perteneranno alla controversia tra voi e gli Aristotelici.

La prima per tanto, delle stelle, s’aggira intorno a questa difficultà, se elleno abbino avuto il suo sito reale nella region celeste e (come dicono universalmente) nel ciel stellato, o pure fra gli elementi; circa la quale ogni vostro sforzo e la totale vostra intenzione è di provare che siano state nel cielo: il che volete che sia certissimo per via di calcoli esattissimi di dodeci astronomi, i quali calcoli puntualmente registrate nel vostro terzo Dialogo, e dite che malamente, anzi con modi ed osservazioni più tosto ridicole che dimostrative, siano stati impugnati da un tal Peripatetico, il cui fine era mostrare, cotali stelle esser state sublunari. Volete dunque risolutamente che le predetto stelle siano state nel cielo, e che ciò con universal assenso de’ più periti astronomi sia da’ buoni intelligenti di questa professione ricevuto per vero indubitato; e voi specialmente, con pensiero costante ed immutabile, assicurato dalle vostre osservazioni, da i calcoli pretesi da voi infallibili, lo allumate e difendete per evidentissimo. Dalla qual posizione ne inducete per conseguenza due altre: l’una, che quelle stelle fussero di natura celeste; l’altra, che i cieli siano generabili e corruttibili. Or discorriamo prima del sito, e poi ordinatamente discenderemo allo conseguenze. Intorno a questa difficultà io non intendo, con calcoli ed osservazioni ripugnanti alle vostre ed a quelle di coloro che la intendono con voi, provare o dimostrar l’opposito di quello che voi ed essi hanno creduto provare e dimostrare, cioò che quelle stelle non siano state nella