Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/704

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696 esercitazioni filosofiche


tanti giri nelle stello Medicee? perdio tanti cerchi a guisa di scorzi di cipolla intorno al Sole, come pur dite voi?postille 1 e per salvar la vita a corpi sì nobili e sì degni non si trova nelle ricchezze della sfera stellata un cerchietto ove le misere possano ricuperarsi senza periglio? poverette, quanto vi compatisco! Ma aggiungo di più, che le cose nove sogliono esser più salde e più vigorose che le vecchio1; e pur di quell’altre, già numerate dagli antichi, non si è vista tal corruzione giamai: lo confessate voi stesso, anzi burlate chi dicesse che una stella, intiera si possa corrompere, come non si corrompe mai tutto il globo total della Terra; ricordatevene un poco, Sig. Galileo, e considerato le vostre ordinarie con- tradizioni ad ogni passopostille 2, nè crediate abbiano da esser interpretate como i responsi de gli oracoli. Ma so ben io donde può divenir questa diversità fra le antiche e lo moderne stelle, dal difetto della natura o dell’artefice: quella non avrà più materia sì salda per queste stelle nove, simile a quella delle vecchie; è esausto il suo erario, il tempo gli l’ha tarmata: o l’artefice sarà fatto vecchio, inabile, impotente, non saprà formar (come già taceva) le sue strutture ingegnose. Che peccato! Queste son le più hello cose che poteste mai direpostille 3: e forse non le dite per non far vulgari sì alti misteri, onde stimate meglio tacere; o volete publicar voi lo conclusioni, che altri ve lo difenda2. Vedete ormai con occhio lucido e con la mente tranquilla, aliena dall’amor disordinato di gloria, se sia o no corruttibile il cielo, o (per dir meglio) quanto abbiate in ciò mo- strato ingegno e sapore. Io però non intendo, nè che voi, nè che Aristotile, nè che altr’uomo del mondo, penetri questi arcani; ma a gli animi docili e moderati basta dì ridur al più congruo, al non implicante, al verisimile; al vero esatto, adeguato, in niun modo: è pensiero verace e modesto d’Aristotile, è verità reale; e tanto sarebbe a dire che uno si desse a credere come sia fatto il cielo, per-

    mostrare ove pecchino, e poi con fondamenti più saldi produr le nuovo; od ora voi stesso dite che abbozzate e accennato solamente, lasciando il compimento a chi più sa. E poco dopo [pag. 696 lin. 18] m’incolpate che io voglio publicar le conclusioni e che altri me le difenda.

  1. lo dico referendo il detto d’un altro,
  2. ricordatevi che pur ora vi sete contradetto.
  3. di nuovo contradite a voi stesso, che altra volta m’avete imposto ch’io dica, la natura e Dio non aver consumata la facoltà di produrr’ingegni eccellenti.
  1. e perchè volesti altra volta che gl’ingegni nuovi fusser tanto men vigorosi de i vecchi?
  2. Su quest’ultimo parola Galileo ha richiamato l’attenzione non soltanto col sottolinearlo, ma anche con un segno in margine. Cfr. in questa stessa pagina, lin. 28-29.