Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/705

Da Wikisource.

di antonio rocco. 697


chè da lontano lo vedo e lo contempla, come che un temerario nato in una grotta, che non avesso mai visto umane abitazioni, vedendo dalla cima d’un monte fra dense caligini una gran città, pretendesse sapere ciò che vi si contenga dentro, anco nelle case nelle sale e nelle camere de gli abitantipostille 1. E se il nostro corpo, tanto vicino a noi stessi, che è parte di noi, con tante anotomie di uomini sì grandi nell’arte, non è ancor in parte pienamente conosciuto, e ne resta in controversia l’essenza istessa di lui, conosceremo il celeste?postille 2 Oh con quanta sapienza hanno simboleggiato i più savii, che alcuni, misurando il cielo e credendo entrare ne’ penetrali del Paradiso, non veggono la fossa che in Terra hanno pericolosa avanti gli occhi! postille 3

Non voglio trascurar un punto che, quasi con digressione, voi toccate contra Aristotile, cioè che non sia stato provato da alcuno sin ora, che il mondo sia finito; conciosia che avendolo creduto di provar Aristotile per via del moto circolare, il quale non può esser di altro che di corpo finito, se gli negherete (dite) l’assunto, cioò che l’universo sia mobile, tutte le sue dimostrazioni cascano. Al che io vi dico, che Aristotile nel terzo della sua Fisica non per via solamente di moto, ma anco per altre ragioni evidentissime, ha mostrato esser impossibile che alcun corpo o altra quantità permanente possa trovarsi attualmente infinita, onde vi si comprende anco il cielo. L’ha provato ancora puntualmente nel sosto pur della Fisica, e specialmente in varie maniere nel suo primo del Cielo. Ed in vero, Sig. Galileo (siami pur concesso per gentilezza la libertà del dire, che corrisponda la lingua al cuore), io vi stimo per uomo prudente, che non operiate a caso, che drizzate le operazioni al fine, al sortimento de’ vostri disegni, che non senza mistero abbiate scritto il vostro libro in lingua nostrana, ma con disegno di farvi capo popolare nelle dottrine, con speranza che avendo da esser letto dalla maggior parte de gli uomini che non hanno lingua latina, dall’applauso di essi, che non hanno pescato ne gli profondi reconditi del Liceo, vi sia ammesso per vero ciò che vi piacepostille 4. Pensiero elevato in vero, e forse non fallace nella

  1. ma se questo è, Sier bestia, perchè volete per sì grand’intervallo anteporre i placiti d’Aristotile a quelli di un altro?<bf>  M. Rocco, queste esaggerazioni vanno prima contro Aristotile che contio di me, perchè esso va cercando di penetrare i cieli assai prima di me. nè io cerco se non d’assicurarmi delle cose da esso cercate e stabilite.
  2. ma se voi non conoscete il cielo meglio di me, con quale audacia anteponete i vostri giudizii a i miei?
  3. E questa nota parimente va più sopra Aristotile che sopra di me, che mancò di tante osservazioni e strumenti che io ho.
  4. che io delle persone idiote e che poco a fondo peschino, faccia poco aqquisto, nissuno meglio che voi stesso ve ne può render certo.