Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/712

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704 esercitazioni filosofiche


chissima sia la calamita; onde sarebbe cosa ridicola, come chi dicesse: Nell’acqua la minima parte è acqua. E se voi diceste che nelle viscere della Terra e ne i luoghi più riconditi ve ne sia in copia grandissima, e forse tutta la massa, io vi dirò di no, e sarà più credibile; nò voi lo confirmarete con esperienze nè con ragioni più di quel che potrò far io. Che la calamita naturalmente si aggiri intorno a i poli, io vi dico che è più probabile assai che il cielo nelle parti polari abbia virtù di attrar quella, che non quella di moversi a lui, nel modo appunto che diciamo die ella attrae il ferro, non che il ferro si mova a lei, che il Sole attrae i vapori, etc.; e così uno solo sia il suo moto naturale semplice di gravità, dall’elemento predominante; gli altri siano estranei e quasi violenti, come pur quel del ferro e de i vapori. Nè per far varietà di questi moti è necessario che, a guisa di un altro elemento, concorra alla composizione di misti il cielo; basta che sia causa effettiva, la quale per sò stessa, o per virtù impressa nel medesimo genere, opera e move; e si vede in tutti gli moti animali, ne i quali gli elementi non hanno parte alcuna, se non forse recettiva e fondamentale, ma vien direttamente dall’anima, e la virtù fu dal seme: a simiglianza di quali anco nelle cose inanimate sono virtù innumerabili operative ed efficacissime, che da più alta origine dipendono che da gli elementi; e non ha dubio alcuno che, parlando genericamente e da persone a cui le proprie cagioni adeguate sono incognite, non si può ridur ad altro principio la diversità e convenevolezza dell’opre, dell’unione e della discordia, che ad una simpatia over antipatia fra gli agenti e pazienti. È quasi nulla, è vero, lo confesso; ma dica meglio chi può: nò vi gloriate in alcun modo voi, sprezzando mordacemente questi modesti ricovri, pretendendo di averne trovato il capo o il fonte verace1; perchè nelle vostre longhe dicerie, ripiene eccessivamente di vanti, non vi ò cosa che sia disposizione pur minima, non che occasione, non che causa adeguata, di predetti moti della calamita. Il puro armarla, il vario toccamento, ed altre cose con le quali dite che diversamente move e sostiene, non è mostrar la causa delle sue operazioni, anzi nò meno insinuarla, ma più tosto, scorgendo varii effetti, far che restino difficultà maggiori nell’investigarne i principii. Leggansi pur a littera i vostri scritt noi terzo Dialogo a car. 402 ed oltre [pag.434, lin.26 — pag. r36, lin. 7], e si faccia giudizio di questi vostri profondi ritrovi. Circa la sfera del fuoco, non sete il primo voi a bandirla dell’universo; fra i quali egregiamente, al pari e forse meglio di ogn’uno, ne discorre Alessandro Tassoni, le cui raggioni, se ben sottilissime e degne del suo divino ingegno, non sono però disperatamente insolubili: anzi in un publico congresso filosofico fatto da i PP. Cassinosi, nel suo monastero qui di San Giorgio Maggiore (ove anco per un’ora del giorno vo ad esercitar il carico di Lettore

  1. Nell’esempiare postillato da Galileo, di fronte alle parole «nè vi gloriate ... verace» si vede in margine un segno in forma d’una mano, dovuto a Galileo stesso.