Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/718

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710 esercitazioni filosofiche


2. Parimente nè anco è vero che un cerchio movendosi intorno al proprio centro, qualsivoglia parte di osso convenga moversi di moti contrarii in diversi tempi. Conciosia che dove è una indivisa continuazione, ivi è vera unità, nè è altro esser uno, che indiviso; onde essendo le parti predette ed il moto loro similmente continuato, è un solo attuale, che è impossibile che sia contrario a sè stesso, essendo la contrarietà fra dueo e repugnanti: e perciò volle ragionevolmente Aristotele, nell’ottavo della sua Fisica, che niun moto contrario fusse con l’altro continuato, e diede per questo la quiete ne i moti retti reflessi; nè vi apporto questa dottrina per auttorità, che l’abbiate da ammettere, ma per mostrar la conformità del suo dire alla verità dello cose. Il moversi verso la destra e verso la sinistra senza discontinuazione non fa contrarietà nè tanpoco pluralità. L’istesso diremo dell’ascendere e discendere, che per somiglianza si dicono nel moto circolare.

3. Ora, essendo falsi questi soppesiti, seguita che sia falsissimo quel che da essi inferite, cioè che «stante tal contrarietà di moti nelle parti della superficie terrestre, mentre che ella si aggira intorno al proprio centro, è forza che, nell’accoppiar questo moto diurno coll’altro annuo, risulti un moto assoluto per le parti di essa superficie terrestre ora accelerato assai ora altre tanto ritardato»; già che (come ho detto) questi moti delle parti non son contrarii, nè si può dar discontinuazione nel corpo solido, onde cade tutto il rimanente del vostro discorso, come che il moto signato nella parte D sia velocissimo, nel EG eguale, etc.

Così dunque, sia equabile o difforme, regolare o non, impeditivo o contrario, il moto dell’orbe magno, sopra il quale si aggira la Terra, o per sè stessa o portata, come vi piace (chè nè anco in questo vi esplicate; e pur in posizioni nove, inintelligibili, ci vorrebbe altra distinzione, altro metodo), niuna irregolarità cagionerà nelle parti della Terra, come nè anco in tutta, per le cagioni sudette, vere ed esperimentali. Ma preveggo una risposta ingegnosissima, adeguata, irrefragabile: cioè, che essendo le parti che son toccate dall’orbe magno, flussibili., tenui e cedenti, possono aver moto irregolare e difforme dal tutto, come io stesso ho concesso. E che siano così tenue e rare, è noto per i vostri precedenti suppositi, cioè che tale sia il cielo; e quell’orbe magno non tocca immediate la Terra, ma l’orbe della Luna, come si vede dalla figura maggiore della struttura e situazione de i corpi celesti e dalla verità dedotta da i vostri principii; non già che sia tale assoluta, perchè non direte mai che questa aria ed acqua che tocca la nostra Terra sia orbe magno, ma volete che questi nostri elementi siano circondati dall’orbe della Luna. Avete ragione, io non avevo ponderato tant’oltre; dovrò dunque disdirmi, sì: ma perchè quell’orbe lunare nominate sempre Terra? forse lo fate per carestia di voci? sì, se non avessero il proprio nome, se toccasse a voi dargli la prima imposizione. So però quel che direte di meglio: che l’orbe magno tocchi immediate quel della Luna. e per conseguente la Terra,