Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/735

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di antonio rocco. 727


bili rispondere proporzionatamente  1 allo loro maggiori e minori gravità, in guisa tale che la velocità del mobile più grave alla velocità del men grave abbia la medesima proporzione che la gravità di quello alla gravità di questo: e qui vi sete ingannato in digrosso. Onde, per disingannarvi, sappiate, Sig. Rocco, che quella ragione certa sopra la quale sono fondate tutte le verità delle  2 misure infallibili de’ pesi (uso la vostra frase, benchè di parole mal congruenti), cioè, volete dir voi, che è il primario fondamento della scienza  3 meccanica, resulta da quelle sopradette parole nel seguente modo ordinato, cioè: Quando di due corpi differenti in gravità la velocità dell’uno alla velocità dell’altro averà la medesima proporzióne che la gravità dell’uno alla gravita dell’altro, i momenti loro saranno compensati e pareggiati: e però (per darvene uno esempio) vediamo noi nella stadera il piccolo romano, non più grave di 10 libbre, sostenere una balla di mille libbre, cioè cento volte più grave di lui, tutta volta che dovendosi questa e quello muovere, la velocità del romano riuscisse 100 volte  4 maggiore di quella della balla; il che accaderà quando il romano si allontanerà nell’ago della stadera cento volte più dal sostegno  5 di quella, che  6 non è la piccola lontananza dove è appesa la balla: e questo si dimostra concludentemente negli elementi meccanici. E più potete  7 notare, per vostro ammaestramento, quanto sia falso che nella da voi circonscritta ragione, sopra la quale dite fondarsi le misure de i pesi, si assuma per fondamento che le velocità seguitino la proporzione delle gravità; che, per l’opposito, conviene che quelle abbino contraria proporzione, e che quanto un mobile è più grave dell’altro, tanto la sua velocità sia più tarda. Vedete, Sig. Rocco, se è possibile allontanarsi dal vero più di quello che fanno i vostri discorsi. Ma seguitiamo pure di ventilare la vostra ottava vanità, con due compagne appresso.

8. Voi dite che lo spazio delle cento braccia vien passato da i due mobili, l’uno cento volte più veloce dell’altro, in così breve tempo, che non può dalla vista esser con sì fatte proporzioni diviso; anzi che, per esser ella debole, ne i moti velocissimi, qual sarebbe quello di una palla di una bombarda, non scorge diversità alcuna di tempo tra l’uscita del pezzo e l’arrivo allo scopo, ancorchè per grande

  1. proporzionalmente, M, L
  2. tutte le virtù delle, V
  3. di tutta la scienza, M, L
  4. riuscisse dieci volte, V, M
  5. del sostegno, V
  6. di quello che, L
  7. E qui potete, M,L —