Pagina:Le opere di Galileo Galilei XVII.djvu/24

Da Wikisource.
[3427-3428] 1° febbraio 1637. 253

3427.

ASCANIO PICCOLOMINI a GALILEO in Firenze.

Siena,1° febbraio 1637.


Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. XI, car. 273. — Autografa la sottoscrizione.


Molto Ill.re Sr mio Ossmo

Il Padre D. Vincenzo Ranieri m’ha accresciuta la consolatione della lettera di V. S. del 30 con nuove così buone della sua salute, che io non posso mancar di rallegrarmene con ogni più viva maniera. E perchè anco m’ha dato conto della continuatione delle sue fatiche, vorrei in questi dì di carnevale potergliene ristorare con un po’ di caccia; ma i miei Vescovini1 non m’han saputo ammazzare se non cignaletti sì piccoli, che quasi mi vergogno che il nostro Santi gliene lasci costì uno. Ho detto non dimeno che l’accompagni con quattro starne e con quattro tordi, se si saran presi. Gradisca le bagattelle, giachè non posso servirla in cose grandi, e mi conservi la sua grazia.

Siena, il p.mo Feb.o 1637.
Di V. S. molto Ill.re
Sr Galileo Galilei. Fiorenza.

Devot. Ser.

A. Ar.o di Siena.


3428.

MARTINO ORTENSIO ad ELIA DIODATI [in Parigi].

Amsterdam, 1° febbraio 1637.


Dal Tomo III, pag. 427, dell’edizione citata nell’informazione premessa al n.o 1201.


Vir amicissime,

Bonum factum, quod apographum Decreti Illustrissimorum Ordinum super causam celeberrimi Galilei continuo ad ipsum Galileum miseris. Dominus Realius ob infinitas occupationes nondum ei respondere potuit; sed non est quod Dominus Galileus ideo cunctetur inventum suum in medium depromere, quippe in cuius caussa tantum actum est hactenus, quantum agi potuit: qui per Dominum Realium tantummodo meorum dictorum recepturus est confirmationem. Ut autem tempus diutius non trahatur, iam et sententiam nostram, et quid ei porro censeam faciendum, late scribo. Tu, quaeso, fac ut literae quam rectissime curentur. Si hoc Domini Galilei inventum procedat, profecto spe sua et cona-

XVII.
  1. Intendi, i vassalli del feudo di Vescovado di Murlo: cfr. n.° 3003, lin. 3.