Pagina:Le poesie di Catullo.djvu/135

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Trad. da Mario Rapisardi 135


5Ti chiesi invan perdono, fu inutile il mio pianto:
     Non potei la tua collera diminuire alquanto.

Cattivo! Non appena ti baciai, con le dita
     Ti sei tutta la bocca risciacquata e pulita,

Perchè del mio contatto non ti restasse traccia,
    10Come se sbaveggiato d’una sozza donnaccia.

Poi gettandomi in preda allo sdegno d’amore,
     Non lasciasti alcun modo di trafiggermi il core;

Tanto che quel tuo bacio più dell’ambrosia caro,
Più dell`amaro elleboro m’è diventato amaro.

15Oh, giacchè tale infliggere pena all’amor ti piaci,
    Non temere, Giovenzio, non ti darò più baci.

100

Dei giovanetti veronesi il fiore,
     Celio e Quinzio, son pazzi ambo d’amore:

Amo l’uno Aufilen; l’altro la bella
     Aufilena, il fratello e la sorella.

5Son taglierini fatti in casa, io dico;
     E t’auguro ogni bene, o Celio amico.