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Pagina:Le poesie di Catullo.djvu/14

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14 Le poesie di Catullo


Tenea, s’immagini che santo zelo!
     Tutto il suo sèguito per men d’un pelo.”

15“Pure amo credere, giacchè si sa
     Le lettighe essere nate colà,

A comprar uomini lei si diè briga
     Che la potessero trarre in lettiga.”

Ed io con aria da gran signore:
     20“Quella provincia certo è un orrore,

Ma pur possibile mi fu l’avere
     Otto bei giovani per tal mestiere.”

(E intanto, o misero, per quelle strane
     Terre non eravi neppure un cane,

25Che in collo a mettersi fosse gentile
     Lo zoppo trespolo del mio canile!)

“Oh allor di grazia, saltò a dir quella
     Con aria ingenua da sgualdrinella,

Quintuccio, prestami tal ben di Dio:
     30Vo’ un po’ al Serapide spassarmi.” Ond’io:

“Adagio; i comodi ch’io ti dicea,
     Cinna il mio socio, non io li avea: