Pagina:Le poesie di Catullo.djvu/52

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52 Le poesie di Catullo


Intorpidisce la lingua; un’intensa
     Tenue fiamma le fibre intime invade,
     Tintinnano le orecchie, un’ombra immensa
                   12Su gli occhi cade.


51b


L’ozio, Catullo, è a te dannoso; è indegno
     L’ozio ond’esulti, e troppo omai ti arrise:
     Più d’un gran duce e d’un beato regno
                    L’ozio conquise.


52

Che stai, Catullo, a che non crepi subito?
     Nonio tincone al curul seggio impancasi:
     Pe’l consolato spergiura Vatinio:
     Che stai, Catullo, a che non crepi subito?


53

Risi d’un quilibet or or, che udendo
     Con un eloquio proprio stupendo

Snudare in pubblico da Calvo mio
     Del reo Vatinio l’opre: “Per dio,