Pagina:Le poesie di Catullo.djvu/71

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trad. da Mario Rapisardi 71


— Espero, e quale ha il cielo astro più grato?
     Tu con la fiamma tua saldi gli amori,
     Saldi le nozze ch’avean pria fermento
     Tra di loro gli amici e i genitori,
     35E poi fan piene al tuo splendor giocondo:
     Ora più dolce e più felice ha il mondo? —

 — . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
      . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
     Espero, o amiche, una di noi si tolse.
      40. . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
      . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
"Deh t’appressa, Imeneo, t’appressa, Imene." —

— Eppure al tuo venir veglian le scolte.
     L’ombre occultano i ladri; e tu mutando,
     45Espero, il nome, in sul mattino a volte
     Li cogli. Ma di te si vien lagnando
     Ogni fanciulla, e traditor ti chiama:
     Ch’essa finga aborrir ciò che più brama? —

— Qual fior modesto in chiuse ajuole nato,
     50Ignoto al gregge, dall’aratro intatto,
     Carezzato dall’aure, alimentato
     Dalle brine e dal Sol vivido fatto,
     È di fanciulle e di garzon’ desio,
     Finchè riman sul cespite natìo;