Pagina:Le poesie di Catullo.djvu/83

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trad. da Mario Rapisardi 83


14S’imbarca tosto, e con propizio vento
     Del gran Minosse all’alta reggia arriva.
     Quivi il vide, il mirò con guardo intento
     La donzella regal, che casta oliva,
     E con la madre in molle abbracciamento
     Nello stesso lettuccio anco dormiva,
     Qual mirto dell’Eurota o fior gentile
     Che alla sponda nativa èduca aprile.

15Ma non prima da lui le desíose
     Luci chinò, che pienamente in core
     E in tutto il corpo e ne le più nascose
     Midolle accolse il violento ardore.
     In quali smanie, oimè, tu che le rose
     Mesci alle spine, o fanciulletto Amore,
     In che mar la balzasti iniquo e fosco,
     O dea di Golgo e dell’idalio bosco!

16Arde la meschinella, ed ogn’istante
     Il biondo ospite suo chiama e sospira.
     Quante nel languidetto animo, quante
     Paure accoglie, e come ansa e delira!
     Come spesso più pallida in sembiante
     Si fa dell’oro, quando Teseo aspira
     Col bieco mostro cimentarsi, e l’alma
     Perdere agogna o conquistar la palma!