Sì, tu verrai, tu sarai mio; nè invano 80Dalla tesprozia querce
Parlasti a me. Non avrei certo incolume
Valicato l’insano
Grembo di Rea; non le Forcídi orrende
Schivato avrei nè le Gorgòni e i muti 85Grifi e quei che seduti
Stan sul fiume che a Pluto aureo discende,
Nè i sotterranei Càlibi,
Che la funesta merce
Tempran con arte fiera, 90Se sul mio capo, vigile
La tua custodia e l’amor tuo non era.
Del Caucaso la cima, ardua del cielo
Colonna, ansando ascesi:
Sorgea la sera da le valli, e un cerulo 95Vapore, un grigio velo
Su’ verdi campi e le perpetue nevi
Diffondea pensierosa a poco a poco;
Sol di vermiglio foco
Tra la crescente oscurità vedevi 100Le immani alpi risplendere
Come delubri accesi,
Poi lente ad una ad una
Vanir nell’ombra e accendersi
Di nuovo a un tratto e fiammeggiar ciascuna. 105Non là forse eri tu? Susurri strani
Pe ’l mistero infinito
Sorgean su dalle cose, e i fiori e l’anime
Sospiravan: Domani!
O parola di vita, a me soltanto