Itala fede!) or qui dove con certa
Ugna ed abominose ali ruina
La morte, e le incantate aure diserta
16Di Mergellina.
Ma non di voi, se dietro al fragoroso
Cocchio intronando il servil inno echeggi,
E al lato augusto il furbo vecchio esoso
20Più si pompeggi,
Mentre che Roscio, al cerretan di piazza
Tolto il tamburo “o genti, urla, o sovrani,
Io son chi sono, è questo è un re di razza,
24Battiam le mani,„
Non di voi tacerà chi con sereno
Occhio guardi le umane opre, di voi
Che sol di carità l’animo pieno,
28Umili eroi,
Le dolci madri abbandonando e i figli,
Di voi stessi obliosi, ove più miete
La morte, e ciechi bollono i perigli,
32Primi accorrete.
Correte là pe’ torti antri, nel fondo
Di covi atri e di sozzi anditi strani,
Tombe di fango, in cui brulica un mondo
36Di vermi umani