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208 le poesie
VIII.


     Con quest’ultimo sguardo io m’incontrai,
Che al tuo letto di morte era dappresso,
E sì tenacemente lo serbai
Da indi in qua negli occhi fidi impresso,
Che non pur ch’io vedessi oggetto mai,
Che fitto si restasse in lor, com’esso,
Ma quel, che ho innanzi, con sì vivi tocchi
Forse non si colora a me negli occhi.

IX.


     Oh fatal sempre e amara rimembranza,
Ma cui non posso far ch’io non sia tratto!
Ogni più debil luce di speranza
Quel primo orribil dì fu spenta a un tratto,
Che il Fisico gentil nell’egra stanza
Venuto, e messo di chi ascolta in atto,
Toccò la vena, e di presaga stilla
L’amica a un tempo inumidì pupilla.