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postvma. 57

XXXIII.


     Penelope sei tu che il ciglio china
Ma che non china il viso intemerato,
Che la calunnia, i proci ed il peccato
Sfida colla virtù quasi divina.

     Te delle amiche tue fin la caina
Lingua e l’invido dente han rispettato.
Tu non sembri di carne. Iddio t’ha dato
La sacra maestà d’una regina.

     La veste meno che il pudor ti vela
Quando superba nelle danze vai,
Ed un tuo sguardo il desiderio gela.

     Penelope sei tu, che tesser sai
A mezzogiorno la tua bianca tela
E meco a mezzanotte la disfai.