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CANZONE V.


O
aspettata in ciel, beata, e bella

     Anima, che di nostra umanitade
     Vestita vai, non, come l’altre, carca;
     Perchè ti sian men dure omai le strade,
     5A Dio diletta, obbediente ancella,
     Onde al suo regno di quaggiù si varca;
     Ecco novellamente a la tua barca,
     Ch’al cieco mondo ha già volte le spalle
     Per gir al miglior porto,
     10D’un vento occidental dolce conforto;
     Lo qual per mezzo questa oscura valle,
     Ove piangiamo il nostro, e l’altrui torto,
     La condurrà de’ lacci antichi sciolta,
     Per dritissimo calle
     15Al verace Oriente ov’ella è volta.
Forse i devoti e gli amorosi preghi,
     E le lagrime sante de’ mortali
     Son giunte inanzi alla pietà superna:
     E forse non fur mai tante, nè tali,
     20Che per merito lor punto si pieghi
     Fuor di suo corso la giustizia eterna:
     Ma quel benigno Re che ’l ciel governa,
     Al sacro loco ove fu posto in croce
     Gli occhi per grazia gira:
     25Onde nel petto al novo Carlo spira
     La vendetta ch’a noi tardata noce,
     Sì ch’ molt’anni Europa ne sospira:
     Così soccorre a la sua amata sposa,
     Tal, che sol de la voce
     30Fa tremar Babilonia, et star pensosa.
Chiunque alberga tra Garonna e ’l monte,
     E ’ntra ’l Rodano e ’l Reno et l’onde salse
     Le ’nsegne Cristianissime accompagna:

Ed