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CANZONE XIV.
Altrui colpa mi toglia;
Del mio fermo voler già non mi svoglia.
Tra le chiome dell’or nascose il laccio,
5Al qual mi strinse, Amore;
E da’ begli occhi mosse il freddo ghiaccio,
Che mi passò nel core
Con la vertù d’un subito splendore,
Che d’ogni altra sua voglia
10Sol rimembrando ancor l’anima spoglia.
Tolta m’è poi di que’ biondi capelli,
Lasso, la dolce vista;
E ’l volger di duo lumi onesti, e belli
Col suo fuggir m’attrista:
15Ma perchè ben morendo onor s’acquista;
Per morte, nè per doglia
Non vo che da tal nodo Amor mi scioglia.
SONETTO XLVI.
Mentre i bei rami non m’ebber a sdegno,
Fiorir faceva il mio debile ingegno
4Alla sua ombra, e crescer negli affanni.
Poi che, securo me di tali inganni,
Fece di dolce sè spietato legno;
I’ rivolsi i pensier tutti ad un segno,
8Che parlan sempre de’ lor tristi danni.
Che porà dir chi per Amor sospira;
S’altra speranza le mie rime nove
11Gli avesser data, e per costei la perde?
Nè poeta ne colga mai, nè Giove
La privilegi, ed al Sol venga in ira,
14Tal, che si secchi ogni sua foglia verde.