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Pagina:Le rime di M. Francesco Petrarca I.djvu/143

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60 PRIMA

     70Oimè, perchè sì rado
     Mi date quel dond’io mai non son sazio?
     Perchè non più sovente
     Mirate, qual'Amor di me fa strazio?
     E perchè mi spogliate immantenente
     75Del ben, ch’ad ora ad or l’anima sente?
Dico, ch’ad ora ad ora,
     (Vostra mercede) i’ sento in mezzo l’alma
     Una dolcezza inusitata, e nova,
     La qual ogni altra salma
     80Di noiosi pensier disgombra allora,
     Sì, che di mille un sol vi si ritrova:
     Quel tanto a me, non più, del viver giova:
     E se questo mio ben durasse alquanto,
     Nullo stato agguagliarse al mio porrebbe:
     85Ma forse altrui farebbe
     Invido, e me superbo l’onor tanto:
     Però, lasso, conviensi
     Che l’estremo del riso assaglia il pianto:
     E ’nterrompendo quelli spirti accensi,
     90A me ritorni, e di me stesso pensi.
L’amoroso pensero
     Ch’alberga dentro, in voi mi si discopre
     Tal, che mi trae del cor ogni altra gioia:
     Onde parole, ed opre
     95Escon di me sì fatte allor, ch’i’ spero
     Farmi immortal, perchè la carne moia.
     Fugge al vostro apparire angoscia, e noia;
     E nel vostro partir tornano insieme:
     Ma perchè la memoria innamorata
     100Chiude lor poi l’entrata;
     Di là non vanno dalle parti estreme:
     Onde s’alcun bel frutto
     Nasce di me; da voi vien prima il seme:
     Io per me son quasi un terreno asciutto
     105Colto da voi, e ’l pregio è vostro in tutto.


Can-