Pagina:Le rime di M. Francesco Petrarca I.djvu/142

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PARTE. 59

     Ma la paura un poco,
     35Che ’l sangue vago per le vene agghiaccia;
     Risalda ’l cor, perchè più tempo avvampi.
     O poggi, o valli, o fiumi, o selve, o campi,
     O testimon’ della mia grave vita,
     Quante volte m’udiste chiamar Morte?
     40Ahi dolorosa sorte!
     Lo star mi strugge, e ’l fuggir non m’aita.
     Ma; se maggior paura
     Non m’affrenasse; via corta, e spedita
     Trarrebbe a fin questa apra pena, e dura;
     45E la colpa è di tal, che non ha cura.
Dolor, perchè mi meni
     Fuor di cammin' a dir quel ch’i’ non voglio?
     Sostien' ch’io vada ove ’l piacer mi spigne.
     Già di voi non mi doglio,
     50Occhi sopra ’l mortal corso sereni,
     Nè di lui ch’a tal nodo mi distrigne.
     Vedete ben quanti color’ depigne
     Amor sovente in mezzo del mio volto;
     E potrete pensar, qual dentro fammi,
     55Là ’ve dì, e notte stammi
     Adosso, col poder ch’a in voi raccolto,
     Luci beate, e liete;
     Se non che ’l veder voi stesse v’è tolto:
     Ma quante volte a me vi rivolgete,
     60Conoscete in altrui quel che voi siete.
S’a voi fosse sì nota
     La divina incredibile bellezza
     Di ch’io ragiono, come a chi la mira;
     Misurata allegrezza
     65Non avria ’l cor: però forse è remota
     Dal vigor natural che v’apre, e gira.
     Felice l’alma che per voi sospira,
     Lumi del ciel, per li quali io ringrazio
     La vita che per altro non m’è a grado!

Oimè,