Pagina:Le rime di M. Francesco Petrarca I.djvu/145

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Nè mai stato gioioso
     Amor, o la volubile Fortuna
     Dieder' à chi più fur nel mondo amici;
     Ch'i' nol cangiassi ad una
     35Rivolta d'occhi: ond'ogni mio riposo
     Vien, com'ogni arbor vien da sue radici.
     Vaghe faville, angeliche, beatrici
     Della mia vita, ove 'l piacer s'accende
     Che dolcemente mi consuma, e strugge;
     40Come sparisce, e fugge
     Ogni altro lume dove'l vostro splende,
     Così dello mio core,
     Quando tanta dolcezza in lui discende,
     Ogni altra cosa, ogni penser va fore;
     45E sol'ivi con voi rimansi Amore.
Quanta dolcezza unquanco
     Fu in cor d'aventurosi amanti; accolta
     Tutta in un loco, a quel ch'i' sento, è nulla;
     Quando voi alcuna volta
     50Soavemente tra 'l bel nero, e 'l bianco
     Volgete il lume in cui Amor si trastulla:
     E credo, dalle fasce, e dalla culla
     Al mio imperfetto, alla fortuna avversa
     Questo rimedio provvedesse il cielo.
     55Torto mi face il velo,
     E la man, che sì spesso s'attraversa
     Fra 'l mio sommo diletto
     E gli occhi; onde dì, e notte si rinversa
     Il gran desio, per isfogar il petto,
     60Che forma tien dal variato aspetto.
Perch'io veggio (e mi spiace)
     Che natural mia dote a me non vale,
     Nè mi fa degno d'un sì caro sguardo;
     Sforzomi d'esser tale,
     65Qual'all'alta speranza si conface,
     Ed al foco gentil ond'io tutto ardo.