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P A R T E . 181

SONETTO CCXIII.


O
Misera, e horribil visïone!

     È dunque ver che innanzi tempo spenta
     Sia l’alma luce che suol far contenta
     4Mia vita in pene, e in speranze bone?
Ma com’è che sì gran romor non sone
     Per altri messi, o per lei stessa il senta?
     Or già Dio, e Natura nol consenta;
     8E falsa sia mia trista opinione.
A me pur giova di sperare ancora
     La dolce vista del bel viso adorno,
     11Che me mantene, e ’l secol nostro onora.
Se per salir all’eterno soggiorno
     Uscita è pur del bell’albergo fora;
     14Prego, non tardi il mio ultimo giorno.



SONETTO CCXIV.


I
N dubbio di mio stato or piango, or canto;

     E temo, e spero; ed in sospiri, e ’n rime
     Sfogo ’l mio incarco: Amor tutte sue lime
     4Usa sopra ’l mio core afflitto tanto.
Or fia già mai che quel bel viso santo
     Renda a quest’occhi le lor luci prime?
     (Lasso, non so che di me stesso estime:)
     8O li condanni a sempiterno pianto?
E per prender il Ciel debito a lui,
     Non curi che si sia di loro in terra;
     11Di ch’egli è’l Sole, e non veggiono altrui?
In tal paura, e ’n sì perpetua guerra
     Vivo, ch’i’ non son più quel che già fui;
     14Qual chi per via dubbiosa teme, e erra.