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SONETTO CCXI.


Q
Ual paura ho quando mi torna a mente

     Quel giorno ch’i’ lasciai grave, e pensosa
     Madonna, e ’l mio cor seco! e non è cosa
     4Che sì volentier pensi, e sì sovente.
I’ la riveggio starsi umilemente
     Tra belle donne, a guisa d’una rosa
     Tra minor fior’, nè lieta nè dogliosa;
     8Come chi teme, e altro mal non sente.
Deposta avea l’usata leggiadria,
     Le perle, e le ghirlande, e i panni allegri,
     11E ’l riso, e ’l canto, e ’l parlar dolce umano.
Così in dubbio lasciai la vita mia
     Or tristi augurJ, e sogni, e pensier negri
     14Mi danno assalto; e piaccia a Dio, che ’n vano.



SONETTO CCXII.


S
Olea lontana in sonno consolarme

     Con quella dolce angelica sua vista
     Madonna: or mi spaventa, e mi contrista;
     4Nè di duol, nè di tema posso aitarme:
Che spesso nel suo volto veder parme
     Vera pietà con grave dolor mista:
     Ed udir cose onde ’l cor fede acquista
     8Che di gioja, e di speme si disarme.
Non ti sovven di quell’ultima sera
     Dic’ella, ch’i’ lasciai li occhi tuoi molli,
     11E sforzata dal tempo me n’andai?
I’ non tel potei dir allor, nè volli;
     Or tel dico per cosa esperta, e vera;
     14Non sperar di vedermi in terra mai.