Pagina:Le rime di M. Francesco Petrarca I.djvu/361

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278 DEL TRIONFO

Altra fede, altro amor: vedi Ipermestra,
     20Vedi Piramo e Tisbe inseme a l’ombra,
     Leandro in mare et Ero a la finestra.
Quel sì pensoso è Ulisse, affabile ombra,
     Che la casta mogliera aspetta e prega,
     Ma Circe, amando, gliel ritene e ’ngombra.
25L’altro è ’l figliuol d’Amilcare, e nol piega
     In cotant’anni Italia tutta e Roma;
     Vil feminella in Puglia il prende e lega.
Quella che ’l suo signor con breve coma
     Va seguitando, in Ponto fu reina:
     30Come in atto servil se stessa doma!
L’altra è Porzia, che ’l ferro e ’l foco affina;
     Quell’altra è Giulia, e duolsi del marito
     Ch’a la seconda fiamma più s’inchina.
Volgi in qua gli occhi al gran padre schernito,
     35Che non si muta, e d’aver non gli ’ncresce
     Sette e sette anni per Rachel servito:
Vivace amor che negli affanni cresce!
     Vedi ’l padre di questo, e vedi l’avo
     Come di sua magion sol con Sara esce.
40Poi vedi come Amor crudele e pravo
     Vince Davit e sforzalo a far l’opra
     Onde poi pianga in loco oscuro e cavo.
Simile nebbia par ch’oscuri e copra
     Del più saggio figliuol la chiara fama
     45E ’l parta in tutto dal Signor di sopra.
De l’altro, che ’n un punto ama e disama,
     Vedi Tamar ch’al suo frate Absalone
     Disdegnosa e dolente si richiama.
Poco dinanzi a lei vedi Sansone,
     50Vie più forte che saggio, che per ciance
     In grembo a la nemica il capo pone.
Vedi qui ben fra quante spade e lance
     Amor, e ’l sonno, et una vedovetta
     Con bel parlar, con sue polite guance,